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LEGGI SCOUTISMO NAUTICO PER RAGAZZI

DI BADEN POWELL

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NEWS

Il foto racconto dell'ultima avventura nautica per E/G.
L'ultima avventura nautica per rover e scolte.
Ancora posti disponibili per l'evento per squadriglie.

Lo scoutismo nautico

L’acqua, con mari, fiumi, laghi, completa l’ambiente naturale che proponiamo ai ragazzi e alle ragazze attraverso la vita all’aperto. Baden-Powell, che più volte parla della scienza dei boschi con riferimenti all’uomo di frontiera e alle tecniche dello scouting come ambiente educativo della proposta scout, in tanti suoi scritti mette in gioco l’elemento acqua.

Ogni ragazzo normale ha (o spero che abbia) il desiderio, in un momento o nell’altro durante la sua adolescenza, di evadere sul mare. Ebbene, noi gli diamo i mezzi per diventare un navigatore e un avventuriero, sia pure in scala ridotta, e quindi egli acquista, grazie al suo entusiasmo, molte virtù virili, sul piano fisico, mentale e morale. Il fatto di affrontare e vincere uno degli elementi, imparando a nuotare e a navigare in una barca fatta dall’uomo, dà una forma di coraggio morale e di fiducia in se stessi.

La salute acquista con la vita all’aperto, il coraggio e l’indurimento fisico insiti nel far fronte al cattivo tempo, l’attività fisica e l’abilità manuale, la pronta ubbidienza agli ordini e lo spirito di risorsa insiti nel maneggio di una barca, tutto ciò contribuisce alla valida formazione di una personalità di adulto; e le crociere verso siti diversi e il commercio con uomini di altri mari hanno il loro effetto stimolante sull’intelligenza dei ragazzi.

Se lo si propone con queste intenzioni, lo scautismo nautico non è così difficile come il nome sembrerebbe talora indicare. Esso non implica necessariamente l’andare per il mare, né la scienza della navigazione, ecc., anche se tutto ciò rappresenta un utile tocco finale. Per un livello elementare non vi è nulla di meglio di crociere ed uscite nei fiumi o nei canali, su barche o su canoe (..)”. (B.-P. TAC pagg. 123-124)

Per ogni ragazzo, anche per quello che abita nel più sperduto villaggio delle Alpi, la lettura di un libro di avventure ambientato in mare suscita nella sua fantasia – durante e dopo la lettura – il ripetersi d’immagini e sensazioni da sogno: sartie, bompressi e alberi di trinchetto, nell’azzurro del mare come sfondo, aprono la mente e gli occhi ad avventure che lo coinvolgono come protagonista.

L’acqua costituisce uno di quegli elementi perennemente attraenti, mutando il fascino con il mutare dell’età delle persone che vi si affacciano. E così è l’avventura vissuta sull’acqua: tavole, lance, zattere, canoe, barche a vela o motore, o la costruzione di un molo o la manutenzione di un mezzo, fondamentali per la riuscita della navigazione, contribuiscono – nelle diverse fasi della crescita della persona – a far assumere ad ognuno un’identità sempre più definita e solida.

“Il nuoto ha pure un suo valore educativo dal punto di vista intellettuale, morale e fisico, in quanto dà a chi lo pratica il senso di padronanza su un elemento naturale e la capacità di salvare vite umane, e sviluppa la respirazione e le membra”. (B.-P. SES pag. 68)

“Nessuno Scout può considerarsi completamente tale fino a che non sa nuotare e compiere salvataggi in acqua”. (B.-P. SPR pag. 170)

“Quando un ragazzo è divenuto uno scout di prima classe – ma non prima – egli ha in sé le basi di quelle facoltà mentali, morali e fisiche che contribuiscono a fare un uomo buono e utile. E considero il nuoto un mezzo di estrema importanza in quanto combina doti di queste tre categorie: mentalmente, dà al ragazzo un nuovo senso di fiducia in se stesso e di coraggio; moralmente, gli dà il potere di aiutare coloro che si trovano in pericolo e gli addossa la responsabilità di esser pronto a rischiare ad ogni momento la vita per gli altri; e fisicamente, è ottimo esercizio per lo sviluppo della respirazione e delle membra”. (B.-P. TAC pag. 52)

Il ritrovarsi insieme sulla stessa barca, costantemente attenti alla rotta da seguire, pone qualsiasi esploratore e guida dell’equipaggio a mettere al servizio di tutti le proprie competenze; li apre alle meraviglie del creato, a godere insieme agli altri di questo dono da cogliere nella sua dimensione spirituale ma anche come sfida con la quale misurarsi.

L’acqua allora diventa, attraverso l’esperienza dell’equipaggio in particolare, occasione formativa attorno alle tre aree della fede (dimensione spirituale), dell’amore (dimensione affettiva/relazionale), della politica (dimensione della cittadinanza), sviluppando – nello spirito di avventura e nello stile dell’impresa – i <>: carattere, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio verso il prossimo. Le attività in acqua permettono infatti di strutturare il carattere, di sviluppare il corpo e potenziare la salute, di acquisire le capacità di trasformare le cose con le proprie mani e di rendersi utili agli altri.

“Con il termine <> (Scautismo) si intendono l’opera e le qualità dell’uomo del bosco, dell’esploratore, del cacciatore, dell’uomo del mare, dell’aviatore, del pioniere, dell’uomo di frontiera”. (B.-P. SES pag. 43)

Lo scautismo nautico è allora un modo di vivere insieme una grande esperienza “diversa” da quella consueta, mantenendo però intatte tutte le sue potenzialità formative.

Si caratterizza inoltre per esser vissuta in acqua o comunque in funzione di attività da svolgersi in acqua; è continuativa e progressiva; è completa anche per quel che concerne l’aspetto tecnico; è attiva e attivizzante; è creativa nelle occasioni offerte e negli strumenti utilizzabili. Non si riduce pertanto ad un’esperienza circoscritta nel tempo, richiedendo un’impostazione globale che coinvolge armoniosamente tutto il metodo di scout con tutti i suoi valori umani e spirituali e dove l’esperienza di vita comunitaria è potenziata dalle diverse occasioni che si presentano immancabilmente nel progettare insieme, costruire insieme, realizzare insieme un’uscita, un’impresa, un campo, una rotta lungo un fiume, in un lago, lungo una costa o intorno a un’isola.

Responsabilità, creatività e manualità, competenza, natura, spirito d’avventura, vita comunitaria e cogestione, gli ingredienti forti dello scautismo nautico. Ingredienti che nel loro insieme, mescolati tra loro, offrono l’opportunità di itinerari formativi lungo quella progressione fatta di scoperta, responsabilità, autonomia e animazione, che caratterizza il Sentiero – meglio, la Rotta – di ogni esploratore e guida.

L’ambiente e i mezzi diventano dunque determinanti nell’applicazione del metodo e dello sviluppo della progressione personale. Le attività in acqua infatti si prestano facilmente alla logica dell’avventura, alla realizzazione di imprese, di giochi, al libero esercizio della creatività e della manualità secondo una gradualità evolutiva. Tutti gli elementi formativi connessi con gli incarichi sono valorizzati in quanto sono finalizzati ad un’avventura da vivere realmente, in cui le competenze sono strettamente legate alla propria e altrui sicurezza nonché alla buona riuscita dell’impresa stessa. Il sistema della squadriglia/equipaggio viene valorizzata al massimo permettendo il pieno sviluppo delle dinamiche di autoeducazione.

Tuttavia, l’avventura da vivere in acqua richiede preparazione meticolosa in ogni sua fase di svolgimento; esige un approccio graduale e rispettoso poiché mai una situazione si presenta in modo identico ad un’altra. Ogni avventura, ogni nuova avventura, porta con sé tutto il suo fascino di mistero, con tutto l’imprevedibile come possibile!

Pur nello spirito di rispondere al bisogno di avventura e di nuove sfide insito negli adolescenti, la scelta di proporre per il Reparto l’ambientazione nautica spetta alla Comunità Capi che, opportunamente, l’inserirà nel proprio Progetto Educativo.

Il Settore Nautico Nazionale, attraverso i Settori Regionali, i Centri Nautici e la Base Nautica Nazionale di Bracciano, opera al fine di rendere accessibile la proposta a tutte le unità Agesci.

La Progressione Personale

“Una gita in barca è simile al viaggio della vita”. (B.-P. SVS pag. 11)

La progressione personale nelle unità nautiche viene vissuta con gli stessi criteri praticati in tutti gli altri Reparti, orientata alla Partenza, e vissuta nello stile del gioco e dell’impresa. Le uniche variabili riguardano alcune mete che segnano le Tappe degli scout nautici.

I ragazzi e le ragazze che entrano nei Reparti nautici, con la Promessa diventano degli scout o delle guide e, solo in un secondo momento, diventano nautici. Questa specifica che consente di portare sotto il distintivo associativo il fregio di scout nautico, costituisce sul piano della progressione personale un primo importante passo per tutti coloro che fanno parte di un’unità nautica; lo si ottiene dimostrando alla comunità di Reparto di aver acquisito il “piede marino”. Questo richiede sia l’acquisizione di capacità tecniche, come il saper nuotare bene, il sapersi muovere su un’imbarcazione con naturalezza in ogni situazione (comprese quelle di pericolo), sia capacità spirituali legati a saper ascoltare, all’obbedienza, all’ordine. Questa fase della progressione personale avviene tra la prima e la seconda tappa, dopo un buon campo nautico o un corso di avviamento alla nautica, durante il quale gli Reparto abbiano dimostrato di aver raggiunto questo primo obiettivo.

Il vero, importante traguardo, resta però quello di diventare “capo equipaggio”. Nei Reparti nautici, oltre che ai Capisquadriglia, a tutti gli esploratori e guide è data questa possibilità di ottenere il comando e la condotta di una imbarcazione. E’ un’esperienza quella di capo equipaggio che consente di responsabilizzare i più grandi nella gestione delle imprese mettendo concretamente a disposizione di tutti, in spirito di servizio, le competenze acquisite. E’ una responsabilità legata non solo all’attività e al mezzo di navigazione, ma anche alle persone presenti sull’imbarcazione. Questa fase della progressione personale avviene tra la terza e la quarta tappa, quando esploratori e guide hanno acquisito il brevetto di competenza di Gabbiere o di Timoniere, ossia quando sanno “guidare la propria canoa”, hanno l’abitudine di gestire se stessi senza l’intervento di adulti, hanno fatto propri i valori della fiducia, della scelta, della consapevolezza.

Circa la competenza, nei Reparti nautici il sentiero per il conseguimento di una specialità o di un brevetto nautico è particolarmente importante in quanto la competenza richiesta nella conduzione di un’attività in acqua è un elemento non opzionale. Dall’acquisizione del “piede marino” al raggiungimento di un brevetto di competenza, il sentiero è contrassegnato dalla progressiva conoscenza delle proprie capacità e dal riconoscimento della necessità di migliorare le proprie competenze per poter vivere e far vivere a tutta la squadriglia/equipaggio l’avventura nautica.

L’impresa e la vita all’aperto

La presenza dell’acqua crea un’atmosfera tutta particolare, dove ragazzi e capi sognano e progettano tutta una serie di attività che vanno dal semplice bagno ai tuffi, alle gare di voga, all’esplorazione di un fiume, alla pesca, ai grandi giochi.

Un vecchio proverbio marinaio dice: “guarda sempre lontano e sogna, sempre con i piedi per terra”. Questo per ricordare che in mare i nostri sogni possono essere grandi, senza orizzonti e confini, ma pieni di rischi e di difficoltà che richiedono progettazione e preparazione, esperienza e tecnica, per affrontarli con sicurezza e in autonomia. L’attività in acqua è scuola di autocontrollo oltre che un buon esercizio fisico. Sull’acqua il pericolo non è finzione e questo serve a rinforzare coordinamento e disciplina, coesione e spirito di squadra. Sull’acqua l’”Estote Parati” acquista un valore tutto suo. Il principio resta sempre quello che protagonisti di imprese e giochi restano i ragazzi e le ragazze dell’unità.

Il programma di unità risentirà di questa caratterizzazione e, d’altra parte, diventano necessarie alcune attività “minime” attraverso le quali prepararsi a grandi avventura. Attività, sia chiaro, vissute sempre con lo stile del gioco e dell’impresa. Giornate in piscina, per svolgere un utile corso di nuoto, da integrare con prove di apnea, salvamento, preparazione fisica o partite di pallanuoto; giochi di segnalazione, semaforica o radio, tra terra e lago o mare (magari con una preda emettitrice che si muove in canoa lungo il fiume e che bisogna individuale e “colpire”); campi – anche invernali – e uscite in un ambiente nuovo e affascinante come può rivelarsi quello marino nelle stagioni fredde; giochi da tavolo sulle andature per l’apprendimento di nozioni teoriche sulla navigazione a vela; giochi in cui riprendere le nozioni topografiche con gli approfondimenti del navigante.

Rendere la squadriglia/equipaggio responsabile della gestione di tali attività di Reparto può essere una fase del cammino verso la specialità nautica di squadriglia, genericamente rivolta all’ambiente, alla cultura, alle attività in acqua più disparate; oppure alla specialità di gabbieri, più specifica, con riguardo alla navigazione a vela, alle dotazioni, alla sicurezza in mare, al salvamento e alla meteorologia.

Nello specifico, giochi, imprese, uscite, campi, si realizzano a seconda dell’ambiente, del tipo di costa, del piccolo o grande porto, del lago o del fiume, oltre che dei ragazzi e delle ragazze dell’unità e della tradizione più o meno nautica, in riferimento al tipo di evento e della stagione interessata.

Il cammino di catechesi che lo scautismo nautico propone ai ragazzi non si discosta affatto dai normali percorsi che, nelle rispettive branche, privilegiano in Agesci la scelta di fede e la testimonianza che di essa si vuole dare. Quello che può diversificare la proposta è l’ambientazione nautica per i momenti forti: Le veglie, i riferimenti nei canti e nelle preghiere, i brani di Vangelo che vedono Gesù protagonista di scene di pesca vivere tra pescatori, dove le imbarcazioni e la vita marinaresca sono elemento di spicco.

Proporre ai ragazzi di vivere sulle rive del lago o del mare momenti di riflessione, di catechesi occasionale od occasionata, permette loro di rimanere particolarmente coinvolti emotivamente e permette ai capi ed agli assistenti di offrire loro momenti di particolare intensità e di grande comunione.

Si può pensare a questo proposito a veglie notturne in barca, accompagnate dallo sciacquio dell’acqua ed alla dolcezza di essere trasportati dalle onde, partecipi della natura e degli elementi naturali. L’acqua, il vento, il moto ondoso, la notte, fanno ben vivere la piccolezza dell’uomo davanti al creatore. nel ragazzo l’equilibrio tra intelligenza e capacità tecnica rafforza la consapevolezza di essere parte del disegno di Dio. Non servono parole in questi casi, aver scelto di armare una barca ed uscire in mare a cercare la parola del Signore sul mare con la lettura di un brano di Vangelo è una scelta eloquente. Il solo fatto di essere partecipi e protagonisti nella preghiera è significativa testimonianza.

L’idea del mare o del lago che si vuole passare ai ragazzi è nettamente anticonsumistica. L’aspetto che si vuole evidenziale è quello valoriale, che fa crescere amando, valorizzando e salvaguardando l’ambiente che Dio ha voluto per noi uomini.

Celebrando la magnificenza del creato i ragazzi si relazionano e si inseriscono nel grande progetto del Creatore e del creato, scoprono l’armonia della perfezione. Si evidenziano sull’acqua i limiti da conoscere e da superare, si contempla il creato e la bellezza di cui si è parte attiva sotto l’immenso cielo stellato, piccola goccia nel grande oceano di acqua… mentre Lui da lassù ci guarda con amore.

Reparti Nautici e Reparti ad Indirizzo Nautico

Tre, quattro squadriglie, di sei/sette esploratori o guide, compongono un Reparto Nautico, che si caratterizza, rispetto ai reparti che prevalentemente svolgono attività sulla terraferma, per la precisa scelta di ambientare la maggior parte delle proprie attività in acqua, sfruttando l’ambiente e le tecniche marinaresche.

Possiamo individuare quattro condizioni per poter definire un Reparto nautico:

  1. disporre di mezzi adeguati, in buono stato e accessibili ad esploratori e guide;
  2. impegnarsi ad utilizzare usualmente tali mezzi;
  3. garantire la presenza di persone competenti durante le attività in acqua;
  4. rispettare assolutamente le norme di sicurezza.

Più concretamente il Reparto Nautico deve avere la possibilità di raggiungere facilmente l’acqua e di svolgere in essa buona parte delle proprie attività sfruttando le potenzialità del proprio ambiente ed utilizzando le tecniche nautiche a scopo educativo. Deve disporre di mezzi navali adatti gradualmente alle competenze degli Reparto (es. canoe, lance a remi, FJ, Trident, Caravel, ecc.), capaci di navigare con sicurezza in laghi, mari e fiumi.

Capi ed istruttori tecnici, competenti, proporranno agli Reparto attività avvincenti ed adeguate alla loro preparazione, sia per non deluderne le aspettative con attività di poco conto, sia per non metterne a repentaglio l’incolumità fisica.

Reparto ad Indirizzo Nautico si dice di quelle unità che intenzionalmente stabiliscono, nel loro programma, di valorizzare le potenzialità educative dell’elemento acqua, sviluppando con continuità e progressiva e graduale competenza le tecniche nautiche.

Il Reparto ad indirizzo nautico intraprende con serietà un cammino in riferimento anche alle caratteristiche del proprio territorio, partendo dall’intenzione di rendere la nautica complementare alle attività più usuali. Non potrà certo essere ad indirizzo nautico un reparto senza possibilità di accesso a laghi, a fiumi o a mari; questi dovranno essere sufficientemente vicini da permettere ai ragazzi dell’unità di intraprendere un cammino di perfezionamento. Anche i mezzi e le imbarcazioni si adegueranno alle esigenze crescenti. I ragazzi ed i capi si perfezioneranno nel perseguire un itinerario delineato dalla programmazione; il progetto dell’unità sarà caratterizzato da questa scelta destinata a consolidarsi nel tempo.

L’Equipaggio, la Squadriglia, l’Alta Squadriglia.

Le squadriglie nautiche sono dette tradizionalmente anche Equipaggi. Nello svolgimento delle attività nautiche i reparti possono suddividere gli Reparto in più equipaggi, in base al tipo di imbarcazioni in uso e alle competenze richieste per la loro conduzione.

Per l’ambiente in cui si opera, per le particolari attività e per i mezzi usati, la nautica offre le occasioni e le possibilità di responsabilizzare in prima persona tutti gli esploratori e le guide di un equipaggio, impegnandoli in incarichi ad ampio respiro, proporzionati alla tappa vissuta da ciascuno. Nell’arco del tempo che ogni ragazzo e ragazza vive nella squadriglia, dovrebbe avere la possibilità di ricoprire tutti gli incarichi poiché a ciascuno corrispondono impegni concreti necessari all’apprendimento delle tecniche di navigazione: per questo ogni incarico può essere mantenuto per almeno sei mesi e sarà assegnato a ciascun esploratore o guida dal Consiglio di squadriglia.

Tipici incarichi in una Sq. nautica:

  • Segretario: tiene aggiornato il “giornale di bordo di Squadriglia”, cioè la cronaca della vita di sq. arricchendola con disegni, foto, canti ecc. Conserva le relazioni delle varie imprese e le illustra ai nuovi arrivati, favorendone l’inserimento a livello di spirito e tradizioni di sq.
  • Cassiere: gestisce la cassa di sq, ritira le quote e provvede alle spese. Cura con ordine il libro dei conti. Idea e propone le iniziative di autofinanziamento alla Sq.
  • Magazziniere: garantisce la conservazione, l’ordine e l’efficienza di tutto il materiale da campo, di gioco e di lavoro della squadriglia. Tiene un inventario del materiale e propone gli acquisti di quello mancante o fuori uso.
  • Mastro d’ascia: cura l’efficienza e la manutenzione delle imbarcazioni e degli altri mezzi navali affidati alla squadriglia. Li Controlla periodicamente e riferisce alla sq. sul loro stato.
  • Mastro velaio: garantisce la conservazione, l’ordine e l’efficienza di tutto il materiale nautico, curando con particolare attenzione vele e cime. Tiene un inventario del materiale e propone la sostituzione di quello fuori uso.
  • Salvataggio: cura la conservazione e l’efficienza della cassetta di pronto soccorso. Approfondisce le varie tecniche di pronto soccorso e di salvamento a nuoto. E’ responsabile durante ogni uscita in mare, dell’imbarco e dello sbarco di tutte le dotazioni di sicurezza dell’imbarcazione.

 

Anche le responsabilità affidate ai Capisquadriglia o ai Capi equipaggio sono notevoli. Essere capo oltre all’impegno di animazione verso ogni altro componente della squadriglia/equipaggio, permette a ciascuno di arrivare alla conquista del brevetto di Timoniere o Gabbiere, opportunità stimolanti ed utili nella formazione del carattere.

Le squadriglie o equipaggi nautici assumono i nomi suggeriti da B.-P. prediligendo quelli di animali ed uccelli marini. Attualmente i nomi maggiormente utilizzati sono: albatros, aironi, cormorani, delfini, torpedini, squali, gabbiani, pellicani, pinguini, orche, foche, mante. Rispetto al guidone tradizionale, sulla bandierina bianca è riportata la sagoma dell’animale prescelto in blu e il guidone è sormontato dalla gaffa o mezzo marinaio che abitualmente viene utilizzato per scostare, accostare o mantenere ferma l’imbarcazione ad un pontile.

L’Alta squadriglia, momento offerto ai grandi del Reparto lungo il Sentiero di progressione personale, costituisce nelle unità nautiche un luogo privilegiato di incontro tra le specifiche competenze acquisite dai grandi e il desiderio di avventura ed impegno più forte che la nautica stessa propone. La navigazione in barca a vela, in canoa – magari con pernottamento -, la discesa fluviale in rafting, diventano possibili avendo a che fare con un numero limitato di esploratori e guide. L’attenzione sarà sempre quella di non proporre ai grandi del Reparto l’Alta squadriglia come ambiente privilegiato: questa esperienza, non dimentichiamolo, nasce come risposta alle esigenze di crescita degli esploratori e delle guide e non come struttura dove vivere attività più allettanti rispetto a quelle vissute in Reparto.