1974 ASCI e AGI si uniscono e nasce l’AGESCI

Dopo 60 anni dalla prima nascita, dall’Asci + Agi spunta una nuova associazione scout.
Il parto non è per nulla indolore, anche se con il senno di poi si capì che i tempi erano davvero
maturi.
Il clima “movimentista” di quegli anni, un’accesa contrapposizione culturale non senza
ragione ed una apertura complessiva della società ad un attivo coinvolgimento di tutti, ad
un’adesione più motivata su tanti piani furono – anche nello scautismo – alla base di un periodo
di forte tensioni, conflitti su motivazioni e metodo, modalità educative e scelte di campo
piuttosto radicali.
Fu il banco di prova (possiamo ben dire brillantemente superato) per tutta una generazione
di capi che, appena ventenni alla fine della guerra, erano stati cresciuti e formati da chi – più
grande di loro – aveva tenuto la “barra diritta” nell’attraversare il tempo della ricostruzione e
della ripresa.


La seconda generazione
Sono “quelli della seconda generazione”. Quarantenni, sono nel pieno della maturità: con
sapienza ed equilibrio prima intuirono che la nuova associazione poteva essere profetica per
lo scautismo italiano e non solo, poi vollero e seppero superare le tensioni, sempre rispettando
anche chi lasciò per una diversa scelta e dando spessore e ragioni di senso ai valori di base.
Molte idee furono in continuità con una tradizione di lungo corso ed altre tempestivamente
vennero colte dall’evolversi della società, spesso con intuizioni ancora oggi “avanti sui tempi”
(Comunità capi e intenzionalità educativa collettiva, coeducazione e diarchia per citarne
alcune).
Le persone che allora (negli anni ’80/90) guidarono lo scautismo in Emilia-Romagna, non
solo nei ruoli formali ma su gran parte del territorio e nella formazione diffusa di uno stile di
fare, furono tra le più capaci ed apprezzate dello scautismo italiano.
Furono capo, capi ed assistenti che si spesero nelle vicende regionali ed in miriadi di iniziative
di formazione del patrimonio culturale associativo nazionale, nell’intelligente adeguamento
del metodo di tutte le branche e nella formazione di nuove sensibilità (Protezione Civile,
partecipazione Internazionale, “Il mondo in tenda”, una reale collegialità di comitati e consigli,
lo sviluppo della progettazione e programmazione educativa guidata da una intenzionalità
ben definita…).
Furono le spalle che sostennero la realizzazione della Route di Bedonia (1979), il Progetto
Unitario di Catechesi (PUC), il rinnovamento del Sentiero E/G ed il Campo nazionale del 1983,
la Route capi di Verteglia (1997), i convegni nazionali Giungla e Bosco all’inizio degli anni 2000.
Quasi tutte le persone ricordate in queste pagine furono, davvero, dei “padri fondatori”
dell’Agesci insieme a molti altri della regione che non sono ricordati in queste pagine solo
perché più giovani di alcuni anni.
In 47 anni lo scautismo in regione ha avuto una diffusione come mai prima: i gruppi passano
da 73 a 186 ed i censiti (7.200 nel 1975) sono oggi 24.000 circa.


Uno “stile Emilia-Romagna”
Lo “stile Emilia-Romagna” come regione ci è stato più volte bonariamente invidiato perché
altrove non è così diffuso. È caratterizzato da una particolarità di relazioni tra le persone e nel
modello di gestione delle scelte e dei confronti che, sia pure con ovvie differenze nel tempo,
è stato però una costante abbastanza omogenea degli ultimi 30 anni, in continuità con una
tradizione già presente. Per gran parte è frutto di quanto seminato anche negli anni precedenti
insieme alla maturità di chi ha avuto la responsabilità del testimone in questo arco di tempo.
L’affiatamento, il sentire il bisogno del contributo di chi fa servizio insieme a noi e di chi
prende decisioni con noi… non solo “strategia”: così nasce l’attenzione a spiegare ciò che si
fa e perché si fa, attenzione – tra l’altro – che impone di non dare mai per scontato il percorso
ed i motivi di una certa elaborazione. Si realizza così lo scambio, il confronto, l’“intromissione”
reciproca e il sentirsi complessivamente coinvolti, anche quando ognuno si occupa di aspetti
specifici o di competenza particolare. È il sentirsi interpellati da tutte le questioni, non lasciarsi
passare sopra la testa le idee solo perché “sono cose che non mi riguardano”.
Una grande stima reciproca e un’ammirevole sincerità nell’indicarsi reciprocamente punti
condivisi o di conflitto nascono tra persone di spessore, ricche di generosità ed intelligenti nel
sapersi confrontare anche con i più giovani, senza pregiudizi. L’essere un gruppo con sensibilità
anche molto diverse consente di superare meglio i passaggi incerti, quando reciprocamente si
è di traino gli uni agli altri indicandosi la via poi seguita lealmente da tutti.
Ed anche al momento del passaggio di testimone ad altri, nei diversi incarichi il vissuto
precedente è stato custodito quasi sempre come terreno

(testo da Impronte 1917-2021 Scout e guide tra il Po e l’Adriatico di V. Politi & P. Zoffoli – Editore Stilgraf)

FOTOGRAFIE ASCI – AGI- AGESCI 1974

FOTOGRAFIE AGESCI

Nella sezione “AGESCI” sono presenti fotografie che riguardano solo eventi particolari della vita regionale, delle sue zone e del nazionale.