ASCI dal 1917 al 1949

Scautismo cattolico del primo Novecento

Le vicende dello scautismo cattolico all’inizio del ’900 in Italia, e con esse quelle dell’Emilia-
Romagna, sono conosciute soprattutto per le ricerche di Mario Sica e di quanto raccolto ad
oggi al Centro Documentazione Agesci di Roma e al “Mario Mazza” di Genova.
Una particolarità tutta nostra è dovuta all’ambiente culturale e sociale di questa regione dove
era molto radicata una fortissima presenza anticristiana (repubblicani e socialisti in Romagna,
socialisti massimalisti e massoni in Emilia) e, successivamente, quella di sostanziale violenza
squadrista negli anni del fascismo.
Alcuni sacerdoti estremamente determinati e senza paura (che avevano colto con
entusiasmo la prospettiva della Rerum Novarum e della scuola culturale sociale bolognese
di don Romolo Murri e Giovanni Acquaderni) furono un dono del cielo per la Chiesa e per
l’associazionismo cattolico. Non erano certamente “maggioranza” ma furono un lievito che
generò entusiasmo e partecipazione, costituendo il terreno di crescita di una futura classe
dirigente della nuova società del dopoguerra.
Uno di questi, ma non unico, fu don Emilio Faggioli: sacerdote minuto e giovanissimo parroco
a S. Giovanni in Monte di Bologna. Fece e brigò per convincere della bontà dello scautismo
nell’educazione dei ragazzi anche il suo Cardinale, nonostante le resistenze, i dubbi e i sospetti
neppure troppo nascosti delle gerarchie ecclesiastiche per qualcosa “che sapeva di massone,
di protestante…”.
Di grande dinamismo e, gradualmente, con ascendente ed autorevolezza anche tra i
sacerdoti, don Emilio “seminò” germi di scautismo cattolico un po’ in tutta la regione da
Piacenza a Rimini, da Pavullo a Comacchio fino al momento della soppressione dell’Asci.
Dal 1917 in poi fu un decennio di grande fervore e di diffusione dei reparti (allora non c’era
sostanziale differenza tra lupetti ed esploratori) che contagiò positivamente in varie città
anche alcuni giovani e giovani/adulti i quali, sia pure in forme diverse, tennero poi fede alla
Promessa scout e costituirono – negli anni della “giungla silente” – la trama sottile e fragile
che consegnò ad altri il testimone alla ripresa nel dopoguerra: Giulio Argnani a Faenza, mons.
Giovanni Ravaglia a Cesena, Luigi Zangheri a Rimini, Giampaolo Mora e don Ennio Bonati a
Parma, Armando Pellati a Modena, Lorenzo Franzoni a Bologna, Mario Cavazzuti e Renato
Sgaravaggi a Piacenza con don Carlo Maria Aphel e molti altri ancora.
Qualcuno, che aveva conosciuto o frequentato l’ambiente milanese, riuscì a collegarsi
con le “Aquile Randagie” di Giulio Cesare Uccellini e don Andrea Ghetti (don Ennio Bonati e
qualche altro a Parma), altri esportarono le attività scout nei vari circoli di Azione Cattolica o,
più semplicemente, non dimenticarono il loro impegno.
Senza dimenticare i più piccoli che avevano fatto una Promessa a metà degli anni ’20, ancora
bambini o appena ragazzi: l’avevano presa molto sul serio e tanti, tornati venti anni dopo dal
fronte o dalla prigionia, furono i giovani capi su cui si mise in piedi la Asci rinata nel 1945.

(testo da Impronte 1917-2021 Scout e guide tra il Po e l’Adriatico di V. Politi & P. Zoffoli – Editore Stilgraf)

FOTOGRAFIE ASCI 1917-1949