Una pace diversa

La prima parola che Gesù risorto rivolge ai suoi discepoli è: “Pace a voi” (Gv 20,19) e ci sembra una parola di cui davvero abbiamo bisogno in questo tempo. La pace, infatti, è uno dei frutti più preziosi della Pasqua di Gesù, della sua vittoria sulla morte, della sua risurrezione.

Ma ascoltando bene il Vangelo, ci accorgiamo che sul modo di intendere la pace, noi e Gesù abbiamo idee un po’ diverse: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14,27). Gesù ci tiene a marcare questa differenza: se per il mondo la pace coincide con l’assenza di conflitto, o più in generale con condizioni esterne che ci permettano di vivere abbastanza serenamente, per Gesù la pace risiede in una totale confidenza in Dio, è l’assenza di turbamento e di timore, è la consapevolezza di essere amati e custoditi in ogni circostanza dall’amore di Dio Padre.

C’è un salmo molto bello (il Salmo 131) che ci aiuta a comprendere come Gesù intenda la pace:

Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me.
2 Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
3 Israele attenda il Signore, da ora e per sempre.

L’immagine di questo bambino totalmente abbandonato nell’abbraccio della madre è quella che più si avvicina alla pace che Gesù ci viene a portare con la Pasqua.

Questa parola di Gesù non rappresenta un invito al disimpegno rispetto alla necessità urgente di creare le condizioni affinché le armi possano tacere e si possa creare un clima più favorevole al dialogo e al confronto. Tutt’altro! Gesù ci aiuta a non cadere nell’illusione che la vera pace possa realizzarsi solo attraverso dei compromessi.

Fino a quando ogni uomo non riposerà grato nell’abbraccio di Dio Padre, non riconoscerà tutto il bene che viene da Lui e accetterà di spegnere nel suo cuore ogni cupidigia da cui spera di ottenere la felicità, cupidigia che – come ci ha ricordato anche recentemente il Papa – è la causa di ogni guerra, noi non sperimenteremo la pace che Gesù è venuto a portarci.

Il “miracolo della Pasqua” è che questa pace si realizza in chiunque accoglie l’annuncio della risurrezione come sorgente di pace, come un fiore che sboccia in un campo. Se Dio ha vinto la morte, possiamo stare davvero tranquilli e in pace!

Solo donne e uomini pacificati, che non hanno timore della morte perché possono confidare nell’abbraccio di Dio, possono essere donne e uomini capaci di portare la pace anche agli altri.

È questo l’annuncio del Vangelo che i discepoli di Gesù sono stati chiamati a portare nel mondo: non un’idea; non una filosofia, tantomeno un’etica, ma un messaggio e una testimonianza di pace capace di cambiare la vita delle persone.

Buona Pasqua nella pace di Cristo.

don Andrea Turchini, A.E. regionale

Foto del reparto Stella polare, Gruppo Ferrara 4

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