La mafia uccide, il silenzio pure

Il nostro percorso ha inizio da un incontro “fuori Capitolo”, proposto dai nostri capi, con il magistrato Cecilia Calandra (capo scout di Cesena) che ci ha mostrato una cartina che raffigurava tutte le famiglie mafiose presenti in Emilia-Romagna (e in altre regioni al nord): camorra, mafia siciliana e ‘ndrangheta. Da qui subito abbiamo capito che la mafia, spesso associata solo a regioni del sud Italia, era vicina a noi più di quanto pensassimo.

Dopo avere visionato la cartina, abbiamo riflettuto insieme sulla legalità nella nostra vita quotidiana, tramite alcune domande che ci fece Cecilia: “Siete mai saliti sui mezzi pubblici senza pagare il biglietto? Avete mai comprato alcol o sigarette in minore età? Vi è capitato di violare il coprifuoco (ore 22)? I negozi, i ristoranti e i locali che frequentate vi rilasciano sempre la ricevuta?”.

Da queste domande e da tante altre abbiamo capito che la legalità non è solo traffico di droga o armi, corruzione, ricatto… la legalità parte da piccolissime cose che spesso diamo per scontate e ci sembrano insignificanti, molto probabilmente proprio perché le viviamo nel nostro piccolo.

La prima pattuglia ha proposto al clan la visione di uno dei film più famosi sul tema delle mafie, un film che racconta la storia vera dell’attivista siciliano Peppino (Giuseppe) Impastato: “I cento passi”. Dopo avere visto il film e avere giocato a un “kahoot” organizzato con domande sul film, abbiamo riflettuto su quello che accadeva nella storia, tramite un’attività nella quale abbiamo utilizzato l’applicazione “ed.puzzle”.

Abbiamo risposto singolarmente a domande che, nell’applicazione, si manifestavano dopo alcune scene del film: domande che servivano a farci riflettere su come avremmo reagito nella stessa situazione di Impastato. Nelle domande erano presenti anche alcuni collegamenti con la Legge scout e delle citazioni del film, dove per esempio si parlava di onore. Infine, abbiamo deciso di incontrarci e condividere con il resto del clan tutto quello che era emerso dalle nostre risposte.

La seconda pattuglia ci ha spiegato in modo approfondito il maxiprocesso e le figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Riguardo questi due magistrati si può certamente dire che erano i due membri più rilevanti del “pool antimafia”, un gruppo di giudici che si occupava di indagini contro la mafia italiana. Entrambi rimasero uccisi in un attentato, Falcone nel maggio del 1992 (strage di Capaci) e Borsellino nel luglio dello stesso anno. Il “pool antimafia” giocò un ruolo fondamentale nel maxiprocesso di Palermo del 1986, con 475 imputati accusati di crimini legati a Cosa Nostra.

Tutto si è concluso con un dibattito: ad alcuni membri del clan, all’insaputa di tutti gli altri, erano stati assegnati dei “ruoli”. Hanno iniziato due ragazzi argomentando quella che doveva essere la loro falsa opinione (tratte tutte da vere e proprie intercettazioni o opinioni pubbliche). Sostenevano infatti che non era possibile combattere la mafia, anzi non ne valeva proprio la pena. “E io dovrei mettere in pericolo la mia vita e quella della mia famiglia? Se io avessi a che fare con la mafia, non mi ribellerei”, facendo riferimento anche alla vita di Peppino Impastato, il quale era consapevole della presenza della mafia a Cinisi, come tutti gli altri abitanti della città, ma era stato uno dei pochi ad avere il coraggio di combattere. Queste affermazioni e tante altre hanno fatto riflettere ciascun membro del clan, poiché ci mettevano di fronte al pensiero di molte persone, corrotto dalla paura.

Nell’ultima attività, proposta dalla terza pattuglia, ci siamo divisi in tre gruppi: ogni gruppo doveva immaginare quale sarebbe stato l’atteggiamento corretto che avrebbe dovuto tenere una persona appena arrivata in Italia, per “andare d’accordo” con la mafia. Tutto ciò stava a significare che per un individuo che vive in Italia la presenza della mafia italiana è inevitabile, per cui per analizzare la questione da un altro punto di vista e rispondendo ad alcune domande, ogni gruppo ha creato una sorta di guida con dei consigli per non avere problemi con la mafia.

Infine abbiamo partecipato a due incontri online con Franco Ronconi, responsabile dell’associazione Libera di Forlì-Cesena. Franco è una persona piena di vita e nonostante l’impossibilità di incontrarlo di persona, è riuscito a trasmetterci la sua ispirazione, spiegandoci anche come funziona l’associazione Libera.

Insieme a lui siamo partiti dal concetto di giustizia: ci ha chiesto cosa significasse per noi la giustizia sociale, la libertà e la democrazia. Infatti come primissima cosa ha stilato con noi una lista di cosa “piaceva” e “non piaceva” a ognuno di noi, facendo riferimento alla nostra vita di tutti i giorni. Tutte le parole che abbiamo scritto (libertà, comunione, trasparenza affetto…) rappresentavano ciò per cui valeva la pena impegnarsi e soprattutto combattere.

Successivamente Franco ha cominciato a parlare di mafia, mostrandoci anche molti dati riguardo alla smisurata ricchezza di pochissime persone, davanti alla povertà assoluta di tante altre (sia in Italia che nel mondo): “I guadagni della mafia derivano da prostituzione, ricatto, usura, contrabbando, droga, armi, traffico di persone e traffico di organi. Essa vive grazie al ricatto rassicurante del far garante di protezione, controllata e venduta con l’intimidazione”.

In particolare in questo ultimo periodo sono state eseguite numerose intercettazioni, nelle quali si è scoperto della disponibilità di 500 milioni di euro, disponibili per aiutare chi in tempo di COVID-19 si trova in difficoltà, da parte di Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra.

Nel secondo e ultimo incontro abbiamo discusso sulle mafie al nord (un tema trattato ancora troppo poco). Franco ci ha mostrato altri dati, i quali evidenziavano che in Italia circa 42 mila beni sono stati confiscati alla mafia e 974 solo in Emilia-Romagna. Collegandosi a questo ci ha spiegato anche il processo “Aemilia”, il più grande processo alla mafia del nord Italia, che tra i 239 imputati non vede coinvolti solo mafiosi della ‘ndrangheta, ma anche politici, imprenditori e giornalisti.

Come conclusione del nostro lungo percorso abbiamo deciso di organizzare un cinema all’aperto presso una delle parrocchie di Cesena, dove durante la serata è stato proiettato il film “Liberi di Scegliere” di Giacomo Campiotti, offrendo ai presenti dei prodotti di “Libera Terra”.

Agnese Benaglia
Clan Aquile Randagie – Gruppo Cesena 4

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