Domenico, predicatore coerente

8 agosto 2021: 800 anni dalla morte di san Domenico avvenuta a Bologna nel 1221.

Il confronto con san Francesco è inevitabile! Sono vissuti nella stessa epoca, facendo fronte alle stesse sfide che la Chiesa si trovava ad affrontare in quel periodo, ma la loro storia non potrebbe essere più diversa.

Mentre la vicenda di Francesco d’Assisi è segnata fortemente da una serie di conversioni, la storia di Domenico di Guzman (nato in Spagna nel 1170) è assolutamente lineare senza sbalzi e senza particolari avventure. Nasce in una famiglia credente, riceve una formazione eccellente nelle discipline nobili del tempo, accoglie l’invito a diventare prete e assume un ruolo importante nella diocesi in cui è stato ordinato. Con il suo vescovo intraprende un viaggio diplomatico verso la Danimarca dove, per la prima volta, incontra la realtà dell’eresia catara – molto diffusa nel Sud della Francia – e l’impegno di tanti per riportare alla vera fede coloro che si erano perduti dietro a tale eresia. Decide di dedicarsi completamente a questa opera di evangelizzazione per la quale spende il resto della sua vita.

Ci sono due aspetti di san Domenico che mi hanno molto colpito e che, credo, possano rappresentare una provocazione importante per noi capi ed educatori.

Nella sua opera di evangelizzazione, Domenico comprende che non è possibile annunciare il Vangelo senza un impegno di grande coerenza rispetto al messaggio che si proclama, soprattutto riguardo al tema della povertà e del potere. La crisi di quel tempo, su cui facevano leva i Catari, era caratterizzata dalla dissolutezza di tanti rappresentanti della Chiesa, che risultavano poco credibili nella testimonianza perché la loro vita era molto distante da ciò che predicavano. Domenico comprende che se si vuole essere efficaci, prima di tentare di convincere l’altro sui contenuti della fede, occorre testimoniarli con la propria vita per essere credibili.

Anche per noi capi, impegnati a educare alla vita cristiana, è molto importante ricordare il valore primario della nostra testimonianza personale, senza la quale ogni nostra parola rischia di diventare falsa anche quando è vera.

L’altro aspetto importante della testimonianza di Domenico riguarda l’esigenza della fraternità tra coloro che sono impegnati nell’evangelizzazione. L’Ordine dei predicatori o dei Frati domenicani, diviene la risposta a un’esigenza di vita fraterna come luogo in cui ci si sostiene, ci si forma, si testimonia insieme ciò che rappresenta il centro dell’esperienza del Vangelo. La fraternità vissuta nella concretezza, anche con le sue fatiche, insieme con la povertà, diviene la forma essenziale della predicazione del Vangelo.

Anche su questo aspetto diventa importante per noi capi riscoprire il valore essenziale delle nostre comunità capi come ambito in cui si sperimenta e si testimonia quella fraternità a cui educhiamo i nostri ragazzi e le nostre ragazze, riscattandole dalla deriva organizzativa e gestionale a cui, a volte, le riduciamo.

Don Andrea Turchini A.E. regionale e Rettore Seminario Regionale Flaminio

Foto della “Tavola di san Domenico” che si trova a Bologna nella chiesa della Mascarella, prima sede dei domenicani a Bologna.

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