Terremoto in Irpinia, il fotoracconto del servizio a 40 anni dalle scosse

Prima scossa: il 23 novembre 1980. Noi lo abbiamo saputo solo il giorno dopo, erano davvero altri tempi!

Siamo partiti il 5 dicembre, in 5 su una 127 carica all’inverosimile, con zaini, tende e cibo per essere assolutamente autonomi per 8 giorni. Sembravamo noi gli sfollati!!! Erano già diversi giorni che in clan ne parlavamo, alla fine solo in 4 siamo potuti partire, si doveva avere almeno 19 anni. Una capo e 4 ragazzi.

Siamo partiti venerdì pomeriggio, abbiamo guidato tutta notte, alternandoci, e siamo arrivati a Potenza verso le 14. Ci hanno mandato in un centro di raccolta e smistamento di vari generi gestito dalla Caritas. Li abbiamo trovato altri due capi scout di Milano e per la prima volta ho visto una tenda sul tetto di un’auto.

Da quel momento abbiamo iniziato a lavorare, dividere abiti, scarpe e ogni genere di cose inviate da tutta Italia, incontrare persone, giovani, bimbi nella parrocchia che aveva accolto le famiglie sfollate dove a volte andavamo a mangiare con loro e a farli giocare. Ho incontrato volontari di altri paesi, venuti ad aiutare.

Una sera anche i vertici dell’AGESCI nazionale che sono venuti a trovarci, abbiamo mangiato e cantato insieme.

Una settimana intensa, ogni giorno c’erano dei nuovi servizi da fare, andare a trovare le persone che abitavano in case lontane e isolate e che ci facevano bere un bicchiere e avevano davvero voglia di parlare con qualcuno; alla fine della giornata eravamo quasi ubriachi!

Portare pacchi di vestiti in altri centri di smistamento, andare a giocare coi bimbi, fare anche i compiti con loro. Con alcuni ragazzi ci siamo scritti per anni. Erano nuovi fratellini e sorelline.

Poi l’emergenza continuava, l’AGESCI aveva organizzato dei centri che gestiva come associazione e cercava gruppi organizzati che facessero dei turni. Così in febbraio siamo ripartiti, esattamente il 13 febbraio ci siamo messi in viaggio stavolta due macchine, destinazione Forino (AV) in una roulottopoli/tendopoli.

Il 14 febbraio 1981, appena sistemati, la terra ha tremato di nuovo. Secondi di silenzio e di terrore. Per me una esperienza del tutto nuovo. Ma per gli altri, i ragazzi del posto, le famiglie della tendopoli, paura e lacrime.

Così è cominciata questa nuova avventura, ho conosciuto bimbi, ragazzi, volontari di tante associazioni. Ho giocato, chiacchierato, consolato. Ho visto lacrime davanti a case distrutte, ad amici perduti.

Ho sentito le storie di quei momenti di terrore, disperazione. urla e dolore. Ho incontrato mani disponibili a ricostruire e occhi colmi della gioia per l’incontro e la festa insieme. Ragazzi e ragazze della mia stessa età con i lori sogni e la loro voglia di ricominciare. Ho trascorso 15 giorni fra Forino, Teora , Sant’Angelo dei Lombardi, luoghi che non ho più rivisto, ma che restano indelebili nella mia memoria.

Cosa resta 40 anni dopo? La sensazione di essere uniti, tesi verso una azione comune che ci ha accompagnato per tutto il tempo, l’incontro con tante persone che sentivano di condividere un momento unico di grande solidarietà. Persone che hanno cambiato la propria vita dopo quegli incontri. Persone che hanno continuato la propria vita con uno sguardo diverso. Io ho conosciuto la Nuova Compagnia di Canto Popolare, nuovi dialetti, Gennaro, Angelo, Antonio, Caterina, Carolina, Guy, Francesca, Olindo, Flavio, Raffaele, piemontesi, pesaresi, milanesi, belgi, trentini, baresi, romani, napoletani e Carlos da Puerto Rico, che era in Spagna ed era venuto perché c’era bisogno di una mano.

L’incontro, anche con la sofferenza e la morte e la Sua presenza, sempre. E la speranza, nei giochi dei bimbi, nei sorrisi delle donne che cucinavano, nella voglia di ricominciare. E la Sua presenza, sempre, anche nelle baracche, anche sotto i “palloni”, nelle tende dove la sera si riunivano le famiglie, nei locali delle parrocchie adibiti a dormitori, nelle strade silenziose di sera di fronte alle macerie.

Cosa mi hanno regalato? Una poesia, un cappello di lana, dei disegni e un vangelo. Cosa ho lasciato? Il mio fazzolettone, tanti abbracci e spero, il mio sorriso.

Articolo e foto storiche di Chiara Morelli, Incaricata regionale al coordinamento metodologico (ex scolta del clan Pinocchio Gruppo Reggio Emilia 2).

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