Scout e terremoto: diario del 18 giugno

TERREMOTO: DIARIO 18 GIUGNO 2012
(a cura dell’inc. Comunicazione Agesci Emilia Romagna)
A fronte della grande necessità di aiuto che giunge dai vari territori colpiti dal terremoto, la posizione dell’Agesci, vincolata da precisi accordi con il sistema di Protezione Civile, può talvolta apparire rigida e poco comprensiva a chi giustamente vorrebbe maggiore libertà nel trovare risorse umane e dedicarsi agli aiuti. Questo anche perché la voglia di dare una mano emerge chiara da più parti e forze aggiuntive disponibili ci sarebbero. Una domanda spontanea che molti ci fanno è “perché un rover maggiorenne, che può andare in galera, sposarsi e lavorare deve essere portato a balia da uno della sua Co. Ca. in una squadra di altri capi… quando va in ROSS o a un cantiere R/S lo accompagna Akela?”.
Il punto non ovviamente quello di limitare il libero arbitrio, in quanto ognuno è padrone di fare quello che crede e ne risponde di conseguenza, ma piuttosto di mantenere unitarietà nell’immagine esterna dell’Associazione come organizzazione ufficialmente impiegata nelle zone del terremoto, con precise regole. Questo ovviamente vuol dire che ad oggi nulla vieta a un rover e scolta di inserirsi all’interno di attività organizzate dalle diocesi o altre realtà e conseguentemente partecipare con quel “cappello in testa”. Porteranno comunque in quell’ambito il loro essere scout anche se non saranno immediatamente riconoscibili come tali.
Come settore comunicazione anche di recente ci siamo ripetuti che come Associazione non siamo ossessionati dall’ansia di comunicazione esterna e neanche di avere a tutti i costi un’alta visibilità. Questo perché il nostro stile è quello di chi opera tutti i giorni senza clamore, per costruire dal basso il mondo migliore. Siamo invece molto più attenti a salvaguardare la nostra immagine che coincide con la nostra identità e in questo senso il rispetto delle regole è fondamentale.
 
Di seguito riporto una nota di chiarimento di Alfredo Torelli (che temporaneamente sostituisce Davide Licata nel ruolo di responsabile Agesci protezione civile Emilia Romagna),  sul come è strutturato il sistema di protezione civile e il coinvolgimento dell’Associazione.

“ASSOCIAZIONI ORGANIZZATE” – Le motivazioni che hanno portato gli Enti proposti per legge ad avvalersi, o meno, del volontariato di protezione civile a supporto delle attività di gestione e soccorso per l’emergenza, dipendono non solo dalla normativa vigente, che è diversa da regione a regione, fatta salva la L. 225/92, ma anche dalla scelta di opportunità operata dai medesimi enti: Comuni, Regione e Dipartimento, discrezionali e nel rispetto delle loro competenze.
L’Associazione fin dal 20/05, nelle persone deputate a farlo ognuno al proprio livello associativo di competenza, hanno preso contatti e sollecitato gli Enti e Coordinamenti mettendo a disposizione le proprie risorse (umane e materiali) perché valutato e ritenuto utile, fattibile e opportuno.
Gli esiti dei contatti sono stati diversi.
Attualmente Agesci Emilia Romagna è impegnata nella raccolte delle disponibilità di capi ed RS maggiorenni, organizzate in squadre settimanali, per rispondere alle diverse esigenze di servizio. Questo a regime in quanto, specie nelle prime settimane erano attivabili solo i capi e le disponibilità sono state raccolte anche giornalmente.
Anche i servizi ai quali siamo chiamati a rispondere sono stati e sono molteplici: all’inizio ci hanno chiesto di collaborare al montaggio tende e subito dopo, soprattutto su specifica richiesta dei Sindaci, all’assistenza alla popolazione, occupandoci di bambini e anziani.
Poi ci è stato chiesto di collaborare alle gestione delle funzioni di supporto dei Centri Operatici: FX Volontariato, FX Assistenza alla popolazione, FX Materiali e Mezzi, essenzialmente, con compiti di supporto e anche di Coordinamento di Funzione.
Se per l’animazione e l’assistenza alla popolazione (bambini e anziani) i capi (e RS maggiorenni) sono, per definizione preparati, per gli “altri servizi” ugualmente importanti nel Sistema di protezione civile l’Associazione fornisce risposte nei limiti ed in base della valutata opportunità del servizio da svolgere.
Questi “altri servizi” ci vengono richiesti essenzialmente perché il “meritare fiducia”, il “si rendono utili e
aiutano gli altri”, il “sono leali”, il “sono cortesi”, il “sorridono e cantano anche nelle difficoltà” sono diventate caratteristica “universale” del volontario Agesci in protezione civile. Sono i singoli capi che contribuiscono ognuno con il proprio diretto operato a contribuire, o meno, alla riconferma o smentita del medesimo, giocando l’immagine dell’Associazione tutta.
La capacità di mettere a frutto le competenze acquisite extra attività associative, il livello culturale “medio alto” attribuito ai nostri capi dagli operatori, anche istituzionali, di protezione civile non scout, la capacità di problem solver che come capi sappiamo spendere nelle situazioni, anche complesse, del dietro le quinte
dell’operatività spicciola sul campo e comunque finalizzata a rendere un servizio, seppur indiretto, alla popolazione diversamente composta, offesa dall’evento emergenziale.
Anche negli RS, maggiorenni, è possibile ritrovare le stesse disponibilità al servizio e capacità relazionali e
“professionali” che si possono ritrovare nei capi, con una unica differenza: mentre il capo si da per scontato che sia padrone della propria arte, alla luce delle scelte associative liberamente fatte e riconosciute, per il Rover o la Scolta questo non può essere dato per scontato. Occorre un capo che ne vigili ed indirizzi le
capacità spese in questo particolare e non consueto ambito di servizio: gli RS, diversamente dai capi, non hanno responsabilità associative.
Capi ed RS maggiorenni hanno invece le stesse responsabilità nei confronti della legge in quanto maggiorenni e capaci di intendere e volere.

In emergenza la normativa prevede l’intervento di VOLONTARI ORGANIZZATI IN ORGANIZZAZIONI CHE SVOLGONO ATTIVITÀ DI PROTEZIONE CIVILE: non cittadini maggiorenni ma cittadini maggiorenni volontari
organizzati in associazioni, che per noi è l’AGESCI. Quindi è l’Associazione, ORGANIZZATA, che definisce le modalità d’ingaggio, in risposta al Sistema di protezione civile e ad altre realtà non del Sistema, in base alle regole che legittimamente si è data e che ogni associato è chiamato a rispettare.
Spero che a breve si riesca a sbloccare la situazione per permettere ai capi (e RS maggiorenni) delle altre regioni, almeno quelle limitrofe, di partecipare e dare un fattivo aiuto alla nostra gente: ricordiamoci che siamo anche noi terremotati, chi più e chi meno. Abbiamo il diritto e il dovere di rispettare anche i nostri tempi: l’autoprotezione ci serve per reggere nel lungo periodo.
Fraternamente,
Alfredo Torelli (AGESCI EMILIA ROMAGNA Incaricato Regionale supplente Settore Protezione Civile)

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