TERREMOTO: DIARIO 11 GIUGNO 2012
(a cura dell’inc. Comunicazione Agesci Emilia Romagna)
Di seguito si riporta un estratto di un articolo uscito sull’edizione nazionale di Avvenire di domenica 10 giugno 2012 che parla degli scout nelle zone colpite dal terremoto.
Terremoto, l’impegno della Chiesa
(10/06/2012 Avvenire – Ed. nazionale (diffusione:l05812. tiratura:151233), Pag.3)
A MIRANDOLA NELLO SCAVO – (MODENA) Sorvegliata a distanza dalla giovane mamma coperta da un variopinto hijab, la piccola Aisha è l’allegra ombra di Luca Cassanelli, capo degli scout Agesci di Bologna, braccia e cuore della tendopoli “Friuli 1”, in quel che resta di Mirandola. È una Chiesa a cielo aperto, quella che non lascia da soli i terremotati. Una comunità che corre negli scarponi degli scout, i quali hanno già garantito turni settimanali fino a settembre.
Che ascolta i bisogni nei presidi Caritas dei centri che ancora tremano. Che fa da mangiare con i volontari delle cucine da campo. E che si fa carico dei disabili che hanno perso le strutture di assistenza, come degli anziani mollati su due piedi da badanti terrorizzate dal sisma. Il presidente di Caritas Italiana, il vescovo di Lodi Giuseppe Merisi, ha voluto portare personalmente un messaggio di vicinanza, visitando nei giorni scorsi Gonzaga e Moglia, nel Mantovano, e poi Carpi, Fossoli e Mirandola in Emilia Romagna. A Finale Emilia la Caritas ha allestito un Centro di coordinamento per far incontrare i bisogni rilevati sul campo e la disponibilità di risorse materiali e di volontari.
In poche ore gli operatori hanno fotografato la situazione: vittime, sfollati, danni alle strutture pastorali. Le necessità si sono tradotte in risposte rapide: sostegno al lavoro dei parroci coinvolti; riattivazione delle attività parrocchiali presso tendopoli e strutture all’aperto; raccolta e distribuzione di generi alimentari, vestiario, letti, coperte, tende e sacchi a pelo. A Crevalcore la squadra Agesci della Protezione civile di Bologna si prodiga nella logistica.
È una delle punte di diamante del sistema di intervento nazionale: montaggio e gestione della tendopoli, censimento degli sfollati, animazione dei giovanissimi, cura degli anziani.
Un lavoro che serve anche a stemperare le tensioni tra persone sottoposte a forte stress e che talvolta viene sfogato in battibecchi motivati dalle differenze culturali e religiose degli sfollati. «Tanti bambini e ragazzi sono andati via, ma ora stanno cominciando a tornare», ha raccontato all’agenzia Sir Ilaria Vellani, presidente diocesana dell’Azione cattolica di Carpi. L’intera diocesi è stata colpita dall’ondata tellurica. […]
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