TERREMOTO: DIARIO 27 MAGGIO 2012
(a cura dell’inc. Comunicazione Agesci Emilia Romagna)
Nella giornata di sabato 26 ho effettuato una ricognizione sui luoghi del Terremoto insieme a Federico e Carlotta (incaricati di zona di Carpi), Nicola e Daniela (incaricati di zona di Modena) e Vincenzo Ignarra inc. alla protezione civile zona di Modena, presenti anch’essi per rendersi conto della situazione e testimoniare
la vicinanza a gruppi, capi e ragazzi direttamente coinvolti dal sisma e diversamente impegnati nel servizio alle persone. Passata la fase prettamente di organizzazione logistica, relativa alla soddisfazione dei bisogni materiali delle persone, si è già entrati in una seconda fase, se vogliamo più delicata, che riguarda soprattutto il sostegno morale. Nell’animo delle persone subentra la consapevolezza di avere perso tutto, la frustrazione, la disperazione, l’incertezza per il futuro. In questa fase, la “vicinanza umana”, un sorriso, un incoraggiamento possono veramente rappresentare una piccola luce nel buio.
Il pensiero comune di noi tutti è che effettivamente se uno non viene qui a vedere di persona, difficilmente può rendersi conto degli ingenti danni e delle conseguenze che il sisma ha provocato.
Oltre 4000 sfollati a Mirandola
Cominciamo da Mirandola dove nel palazzetto dello sport è stato da subito istituito il centro di prima accoglienza che ha ospitato diversi sfollati nelle prime fasi dell’emergenza. Successivamente le persone sono state trasferite in 4 tendopoli, di cui una proprio vicino alla palestra.
Il luogo funge ancora da struttura di appoggio e molte persone vi passano il tempo e i bambini si raccolgono qui a giocare.
Incontriamo Marco Bighinatti (inc. alla protezione civile di Carpi) e Federico Battini (suo prossimo successore) più alcuni capi dei gruppi di Mirandola che ci raccontano della situazione attuale. “Le funzioni principali di assistenza sono garantite, quello che noi facciamo è stare vicini alle parsone, scambiare alcune parole con gli anziani e giocare con i bambini”. “Rispetto ai bambini c’è un grande bisogno di animarli e farli giocare per aiutarli recuperare un senso di normalità e tranquillità e anche per dare un po’ di respiro alle famiglie che sono già abbastanza sobbarcate di problemi”. “Una cosa bella è che
come scout ci riconoscono come agenzia educativa a tutti gli effetti e ci valorizzano per quello che siamocapaci di fare al meglio”. “Partecipiamo alle riunioni con le strutture scolastiche e altre agenzie educative, per pianificare il contributo che possiamo dare”.
Questa è una buona notizia ed è certamente una cosa non scontata che vi sia da subito la percezione del ruolo educativo degli scout e del grande contributo che possono portare in questa direzione.
I responsabili di zona chiedono di effettuare un’attenta ricognizione delle esigenze, soprattutto nel medio periodo, per valutare come garantire una continuità del supporto, coinvolgendo i gruppi della zona ed
eventualmente aprendo anche all’esterno.
La cosa chiara è che molte scuole sono inagibili e non riprenderanno le loro attività, questo comporta che molti bambini saranno per strada e ci sarà la necessità di animarli anche perché molti i saranno al lavoro. In tale senso si valuterà la possibilità di organizzare dei punti fissi di aggregazione con animatori
scout presenti, ovviamente fuori dalle aree di emergenza e dai campi, che sono sotto la direzione del Dipartimento di Protezione civile e sottostanno a regole precise.
“La cosa bella è che non c’è stato bisogno di chiedere”
Michele Vanzio, capo gruppo del Medolla 1 con queste parole ci racconta dell’immenso lavoro che il gruppo scout locale sta facendo nella gestione dei circa 60 sfollati ospitati nella palestra di Medolla. Da domenica scorsa gli scout si turnano sulle 24 ore e di fatto rappresentano il presidio della palestra. Le loro
mansioni vanno da quelle logistiche in relazione alla distribuzione dei pasti, controllo degli accessi e tenuta dell’ordine in genere, ma il grosso riguarda il contatto umano con le persone ospitate e l’animazione dei bambini.
Ci racconta che di notte, il parcheggio di fronte alla palestra, si riempie di macchine e diventa un dormitorio, in particolare quando ci sono state scosse nella giornata e la paura comanda. È difficile vedere intere famiglie con bambini anche piccoli in queste situazioni. Sono giorni in cui anche la pioggia ha fatto la
sua parte e la notte fa freddo.
Siamo qui a Medolla, una piccola frazione, molto colpita che forse ha avuto poca visibilità mediatica. Il Comune ha messo a disposizione la palestra e da subito c’è stato bisogno di aiuto, gli scout naturalmente e senza che fosse chiesto, si sono resi disponibili e ora è un po’ tutto sulle loro spalle. Da qualche giorno è
arrivata a dare manforte una squadra di scout della provincia di Ravenna con il quale si è creato da subito un bellissimo legame e un vero esempio di “fratellanza scout”. Ora i capi di Medolla si sentono un po’ meno soli, anche se ci dicono che di fatto manca un coordinamento vero e soprattutto una figura di responsabile
in capo alla protezione civile.
Andiamo anche a visitare la sede del gruppo dove i ragazzi in quel momento, stanno facendo attività con il solito entusiasmo che li anima. Le sedi sono inagibili, in quella delle coccinelle i danni strutturali sono evidenti. Nella sede del reparto vediamo ancora tutto sotto sopra e i diversi simboli, cimeli, ricordi
strappati dai muro e scaraventati a terra dalla forza del sisma. Qui nessuno si è perso d’animo e il gruppo ha continuato le sua attività con i ragazzi, in parrocchia e nella palestra con gli sfollati. Sullo sfondo vediamo il campanile della chiesa, la loro parrocchia, completamente inagibile. La prossima scossa un po’ più forte delle altre lo tirerà giù definitivamente. Hanno evacuato tutte le case intorno. La messa si celebra in un tendone e la comunità sembra forte nonostante quello che sta vivendo.
San Felice sul Panaro
La strada per San Felice sul Panaro è un continuo di casolari e fienili crollati. Vediamo una chiesa completamente distrutta, un po’ di tempo fa qui si è tenuto un CFT di zona.
A San Felice il centro storico è chiuso, Una delle diverse tendopoli in zona è a ridosso del centro. Alcune abitazioni sono crollate e la maggior parte delle case ha subito danni. Incontriamo Giovanni Bozzoli, capo scout nel gruppo di San Felice che conta un branco e un reparto. Anche loro si sono dati subito da fare. A San Felice le forze istituzionali della protezione civile sono abbondantemente presenti e quindi quello che si può offrire è il supporto alle persone e l’animazione dei bambini. Qui siamo in zona di Modena, anche qui i responsabili di zona chiedono di fare un inventario delle esigenze, il gruppo è piccolo e le cose da fare sono tante. Vicino alla palestra di una scuola che ospita degli sfollati due ragazze del reparto stanno cercando di animare un gruppo di bambini scalmanati. Il lavoro è impegnativo, la fatica è tanta.
In tempo reale vengono dirottati per il giorno dopo in questo luogo un gruppo esterno di animatori per un’ “attività palloncini”.
Quello che si vede girando intorno al centro è impressionante. Dei quattro torrioni della rocca ne è rimasto in piedi uno solo fortemente lesionato. La chiesa è crollata. Nella canonica di fianco dormivano i lupetti del Mirandola 1 che la fatidica notte della scossa sono fuggiti. Impariamo dai capi che quando hanno aperto la orta principale lato sagrato chiesa per scappare, a causa della caduta di diverse macerie e polvere, hanno deciso di desistere e guadagnare una nuova via di uscita dal retro. Questa è una storia finita bene, nei giorni scorsi i vigili del fuoco sono entrati nella canonica inagibile e hanno recuperato tutto il materiale che era stato abbandonato.
I responsabili di zona proseguono il loro sopralluogo alle volte di Finale Emilia.
Incontro sul posto Davide Licata, responsabile protezione civile Agesci regionale. È in costante contatto con le squadre e i centri operativi. Riuscirgli a parlare fra una telefonata e l’altra è un impresa. Mi ribadisce che abbiamo diversi scout nei centri operativi della protezione civile e questo è un ottimo modo per veicolare i nostri aiuti e impiegarli al meglio. È stato decretato che l’emergenza durerà 60 giorni più altri eventuali 40.
Noi comunque “siamo pronti a fare quello che ci chiederanno”.
Il bilancio di una giornata intensa…
La giornata è stata intensa e le emozioni tante. A fronte di tanta disgrazia un po’ ovunque si vede fiorire la solidarietà e la bontà gratuita.
È proprio in questa epoca di crisi economica e di disgrazie l’occasione di riscoprire l’economia del dono e di riprogrammare la nostra vita all’insegna della solidarietà e attenzione agli altri.
Nella veglia di pentecoste di ieri sera si parafrasava il motto cartesiano del “cogito ergo sum” con “Dono dunque Sono”, che regge anche il “Sono dunque Dono”.
Il dono ha in sé la sua ricompensa; “dare senza contare” è un modo concreto di seminare speranza, trasformando la fatica in slanci positivi… perché è bello, utile e importante.
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