Matteo Violani, giovane rover del clan l’arcolaio, Gruppo Faenza 3, è stato nominato Alfiere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella, per il servizio di volontariato prestato in occasione dell’alluvione che ha colpito Faenza nel maggio 2023. Per il Quirinale, “il suo impegno costituisce un esempio di cittadinanza attiva e simboleggia la resilienza di una intera comunità”.
Matteo è uno dei tanti giovani volontari romagnoli, che si è messo a disposizione della comunità dopo la violenta alluvione che ha devastato la sua città e la sua regione. L’impegno e la dedizione da lui dimostrata in quei giorni difficili sono stati un esempio di cittadinanza attiva. Costituiscono una testimonianza, per fortuna tra tante, di chi ha deciso di non lasciarsi abbattere dallo sconforto, ma di reagire rimboccandosi le maniche per fare la propria parte nella fase emergenziale. Nonostante la giovane età, la grinta di Matteo è stata motivante per altri giovani e con il suo lavoro è divenuto un punto fermo per i volontari di ogni età e provenienza.
La parola a Matteo:
“Sono molto onorato di questo riconoscimento che non sento mio, perché è un riconoscimento di gratitudine del Presidente che rappresenta la comunità del popolo italiano, per i tantissimi giovani, molti anche minorenni come ero io, che si sono spesi con tante energie e gioia per aiutare tutte le persone alluvionate.
Dopo aver aiutato, insieme ai miei cugini, i miei genitori e i miei zii, i miei nonni che sono stati alluvionati e sfollati, ci siamo messi a disposizione di chi aveva bisogno, in modo particolare attraverso il centro operativo per gli alluvionati che Caritas Faenza aveva organizzato fin dalla prima alluvione, in collaborazione con la comunità Papa Giovanni XXIII, gli scout e i ragazzi del Mato Grosso.
Questo riconoscimento è dedicato alle migliaia di giovani che come me hanno operato in mezzo al fango per settimane, dalla mattina alla sera, con forza tenacia e anche con il sorriso sulle labbra che spesso aiutava a consolare chi era nella disperazione perché aveva perso tutto.
Il lavoro di squadra è sempre stato fondamentale e come sempre nell’esperienza di servizio, è molto più quello che si riceve rispetto a quello che si dona.
Purtroppo nel bel mezzo dell’estate a causa di un batterio del fango sono stato colpito da una grave infezione che mi ha fatto rischiare la vita, ma grazie a Dio e al sistema sanitario nazionale sono stato preso in tempo e guarito: anche questa esperienza mi ha fatto capire il grande valore della vita e di quanto sia importante spenderla bene ogni minuto.
Concludo con un appello: c’è ancora tanta gente fuori casa, alcuni addirittura non potranno più rientrare perché le loro case non sono più agibili. Per favore, fate presto a erogare i ristori promessi: le famiglie, gli anziani e le persone più fragili hanno bisogno di continuare a sentirsi sostenuti e di sentire la vicinanza concreta delle istituzioni oltre che di tutti noi volontari. Grazie”.
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