Cercatori di tracce: nasce da qui il nome che ci caratterizza. Allenati a cercare piccoli segni sul terreno per dedurre fatti, situazioni, l’agire delle persone. È una disposizione della persona quella di guardarsi intorno per cercare di capire luoghi, avvenimenti, il contesto nel quale si vive. Può ridursi se non utilizzata, come può essere allenata e resa tratto della personalità capace di innescare attitudini personali e modi di approccio alla vita.
Per inerzia o trascuratezza, spesso ci capita di non vedere e leggere tracce anche evidenti di vite vicino a noi, perché poco abituati ad avere mente aperta e curiosa, interessata a comprendere anche quanto non impatta direttamente con la nostra personale sfera di mondo. È facile, allora, non vedere e non conoscere persone e avvenimenti che ci passano a fianco, che – letteralmente – ci sfiorano.
Perdendo le abilità di “cercatori di tracce” viviamo in modo più povero i giorni della vita e il nostro territorio; siamo meno ricchi di “biodiversità culturale e di tessuto umano” e meno capaci di essere sale nel mondo.
Proporre un percorso educativo attraverso la scoperta di persone significative sia come scout che come cittadini, credo possa offrire ai capi e alle capo uno spunto interessante e utile.
L’occasione può essere la recente pubblicazione di IMPRONTE (pubblicazione della regione AGESCI Emilia-Romagna, disponibile nei punti vendita Scout.coop) e, soprattutto, le prossime frequenti ricorrenze di anniversario di tanti gruppi nell’arco dei prossimi 2/3 anni (centenario per chi ha origine nella prima Asci, 75esimo per chi è nato subito dopo la guerra e -per tutti- i 50 anni dell’AGESCI nel 2024) possono essere opportunità su cui far leva per interesse e curiosità di ragazzi e capi a riscoprire le proprie radici.
Non solo informazioni di date o ricorrenze, meglio se si riesce a orientare la curiosità al conoscere e capire le motivazioni di quelle avventure, iniziate talvolta senza prospettive certe se non di entusiasmo e passione. In particolare, mi viene da pensare che di ogni persona si possono scoprire: pensiero, azione e testimonianza, parole chiave su cui un clan o un reparto potrebbe sviluppare attività che aiutino a crescere.
Quasi sempre nei paesi, città, quartieri non si ha conoscenza di persone (spesso anche non scout) che hanno segnato, eticamente e per impegno civico, le comunità locali. Può essere questa, allora, l’occasione di offrire spunto per curiosità e per conoscere identità specifiche del proprio territorio (una “identità di comunità”) da valorizzare, o passare al vaglio di oggi, e dare senso a scelte e comportamenti che per tanti uomini e donne sono state caratteristiche identitarie della loro persona e che hanno “marcato positivamente” le loro comunità.
Tante volte sono scelte di vita molto vicine al vissuto scout (don Peppe Diana, Nicola Calipari, David Sassoli, don Giovanni Minzoni, le “Aquile Randagie”… per rimanere a riferimenti conosciuti, ma lontani dai nostri territori) anche quando messe in atto da chi non è stato scout o guida.
Poco tempo fa, in un suo intervento sul sito regionale, don Andrea Turchini (forse pensando anche a questa prospettiva) ha richiamato uno stile educativo ben presente nella Bibbia: come Dio Padre sollecita il suo popolo: “Ascolta, Israele; ricorda e racconta. Su questi tre imperativi si gioca tutta la sfida educativa nel passaggio tra le generazioni, affinché rimangano fedeli all’alleanza che Dio ha voluto stipulare con quel popolo liberato dalla schiavitù dell’Egitto”.
Cambiando lievemente la prospettiva, anche per noi scout e guide del terzo millennio credo che valga la stessa regola… ci riporta alla consapevolezza dell’impegno che oggi, pur in tempi molto diversi, siamo chiamati ad affrontare con lo stesso stile e la medesima speranza per vincere le sfide che il servizio educativo ci pone innanzi.”
Proviamo a cercare proposte spendibili in branco e cerchio, in reparto e in alta squadriglia, in noviziato e clan e anche che siano opportunità di approfondimenti, scoperte, valutazioni educative per le comunità capi.
Proviamo ad andare alla ricerca di donne e uomini -vicini a noi- che sono sfuggiti alla nostra memoria per superficiale valutazione del loro contributo in ordine a:
- onestà, risposta coerente alla fiducia ricevuta
- promozione e ricerca tenace del bene comune anche quando a svantaggio dell’interesse personale
- assunzione di impegno a favore di collettività o di chi ha più bisogno
- rinuncia al “successo personale” a fronte di un servizio alla collettività
- valorizzazione delle persone per una crescita di comunità, evitando personalismi o individualità
- attenzione e cura dei più giovani quale risorsa del futuro della collettività
- libera determinazione delle decisioni comuni e leale confronto di pensiero e di idee
- educazione di coscienze capaci nel determinare scelte di vita, con consapevolezza e in libertà
- valorizzazione dei punti della legge scout, quale elemento formativo delle persone
Prima traccia: branca R/S
Scegliere in unità (oppure come tema di branca in zona) uno o due tra questi ambiti per una inchiesta o su cui focalizzare un capitolo:
Livello “base”: è possibile partire dalle figure richiamate su IMPRONTE oppure da altre significate per la propria realtà di Gruppo.
Livello “plus”: scoprire dove, quando, come e chi (anche al di fuori dello scautismo) ha arricchito di questi valori il proprio territorio. È più intrigante del livello “base” perché sollecita ad aprirsi sulla propria comunità locale.
Seconda traccia: branca R/S
Valorizzare la consapevolezza che ognuno di noi ha ricevuto il testimone da qualcuno “prima di lui”, che – in sostanza – ognuno è parte di una storia comune che si basa e sta in piedi anche sulle gambe di chi ci ha preceduto. Custodire la memoria, o forse piuttosto onorare la memoria di loro contribuisce a non fare del nostro impegno, del nostro agire di oggi una parentesi fugace, con prospettiva vana:
Livello “plus +”: integrare il “livello plus” con un contest tra R/S del clan o in Zona (tra le singole persone o sul sito di zona) con una presentazione web che entri nel merito della valorizzazione del passaggio del testimone tra le persone;
Varianti possibili: per ogni livello proposto si può aggiungere di valutare, confrontandosi nel merito, se e come le scelte vissute dalle persone in ordine ai temi scelti siano frutto di un periodo storico, di una cultura del momento, di un contesto sociale particolare.
Terza traccia: branca L/C – E/G – R/S e comunità capi
Inventare un “gioco dell’oca” che preveda richiami, domande, ricordi, immagini, foto attinenti alla storia del Gruppo scout. Saranno caselle di ostacolo o di avanzamento se correttamente conosciute, con penalità di retrocessione se non si sa di cosa si parli.
Quarta traccia: formazione capi
Un analogo format potrebbe essere strumento di lancio (o traccia di approfondimento) a un campo di formazione, meglio se su dinamiche di vissuto regionale oppure su passaggi di scelte educative. Poi ognuno sarà certamente capace di trovare altri spunti ed altre occasioni cha facciano “ascoltare, ricordare e raccontare” e giocare, attraverso queste situazioni del quotidiano capaci di narrare esperienze di vita, tutta la sfida educativa nel passaggio tra le generazioni.
di Raffaella Bovis, Silvia Bontempi e Oscar Tosetti
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