Per lo scautismo italiano è un tempo di anniversari importanti. Dopo il centenario della nascita dello scautismo e quello dello scautismo cattolico, in questi mesi anche alcuni gruppi o zone della nostra regione stanno celebrano il centenario della loro fondazione con iniziative belle e interessanti.
Tra un paio d’anni (nel 2024) anche l’AGESCI compirà i suoi primi cinquant’anni. Anche in quella circostanza avremo l’occasione di fare memoria del cammino compiuto, di ricordare le grandi figure di capi e capo che hanno fatto la storia della nostra Associazione, di sentirci orgogliosi per le tante cose belle che sono state fatte in questo tempo.
È certamente importante custodire la memoria, ricordare i tanti e le tante che si sono prodigati per impiantare e far crescere lo scoutismo nel nostro Paese e nei nostri territori, valorizzare i frutti che tale impegno educativo ha fatto germogliare e crescere, riportare le testimonianze di coloro che, grazie allo scautismo, sono diventati uomini e donne capaci di fare del mondo un posto migliore, impegnandosi come cittadini e come cristiani.
Sento però il pericolo latente che tutte queste celebrazioni, che peraltro richiedono un grande impegno alle comunità capi e a coloro che vivono lo scautismo oggi, creino un effetto nostalgia e ci distolgano dall’impegno sul presente e dalla capacità di proiettarci in un futuro pieno di sfide, tempi (il futuro e il presente) su cui si gioca la nostra vera fedeltà a ciò che siamo stati chiamati a essere nella Chiesa e nel mondo.
A questo proposito può essere utile una breve riflessione biblica, che ci può aiutare a trovare il giusto equilibrio tra il dovere della memoria e la responsabilità dell’impegno nel presente.
Ci sono tre imperativi importanti che Dio rivolge al popolo d’Israele durante il corso della sua storia: ascolta, Israele; ricorda e racconta. Su questi tre imperativi si gioca tutta la sfida educativa nel passaggio tra le generazioni, affinché rimangano fedeli all’alleanza che Dio ha voluto stipulare con quel popolo liberato dalla schiavitù dell’Egitto.
Ascolta è l’imperativo fondamentale che sostiene la relazione con il Signore. Anche san Paolo ricorda che la fede nasce dall’ascolto (Cfr. Rom 10,9-18). Oggetto dell’ascolto è la Parola che Dio pronuncia nelle Scritture, quella che ci rivela chi sia Dio e cosa desidera condividere con noi. In quella Parola ci viene narrato ciò che Dio ha compiuto nella storia di Israele; da quell’ascolto veniamo a conoscere sempre nuovamente la sua misericordia, il suo amore per noi, la sua volontà di vita per tutti gli uomini. L’ascolto è fondamentale per essere custoditi dalla autoreferenzialità che è l’altro nome della idolatria, il peccato più grave per Israele. Quando l’orecchio si chiude all’ascolto, l’uomo si separa da Dio e percorre altre strade che lo portano alla morte e alla schiavitù.
Ricorda è il secondo imperativo importante, collegato al terzo che chiede di narrare ciò che appartiene al ricordo. Oltre a ciò che la Scrittura ci narra, è importante che, sia ognuno di noi che la comunità nel suo insieme, faccia memoria e dia testimonianza di ciò che ha sperimentato nella sua storia, di ciò che il Signore continua a operare nelle vicende della storia del suo popolo e dei suoi fedeli. Poiché il Signore opera sempre (Cfr. Gv 5,17-30), ognuno di noi e ogni singola comunità è chiamata a fare memoria e raccontare ciò di cui ha fatto esperienza nella sua relazione con Dio.
L’ascolto, il ricordo e il racconto per Israele non servono per vivere la nostalgia del passato, ma per continuare a essere fedeli nell’oggi della storia, per affrontare le sfide che la storia di ogni tempo pone innanzi ai credenti.
Cambiando lievemente la prospettiva, anche per noi scout e guide del terzo millennio credo che valga la stessa regola.
Anche noi siamo chiamati a ritornare continuamente all’ascolto di quei testi fondamentali, riassunti nella Promessa e nella Legge, che costituiscono il fondamento dell’esperienza che abbiamo scelto di vivere e che ci proponiamo di far vivere ai nostri ragazzi e ragazze. Oltre ai testi di B.-P., la nostra tradizione scout ci ha messo a disposizione dei testi fondamentali che siamo chiamati a riascoltare continuamente per rimanere fedeli a ciò che lo scoutismo, il guidismo e il roverismo hanno voluto proporre alle generazioni passate e che oggi noi ci proponiamo di far vivere ai giovani di questo tempo.
Anche il ricordare e il raccontare la storia dei nostri Gruppi e delle nostre Zone può essere importante se non si riduce ad un “Amarcord” di felliniana memoria, e ci riporta alla consapevolezza dell’impegno che oggi, pur in tempi molto diversi, siamo chiamati ad affrontare con lo stesso stile e la medesima speranza per vincere le sfide che il servizio educativo ci pone innanzi.
Radicati in un passato per il quale ringraziamo, viviamo con responsabilità il nostro presente e affrontiamo con speranza il futuro, nel desiderio condiviso con tanti e tante di rendere il mondo un luogo migliore per tutti anche oggi e anche domani.
Don Andrea Turchini, AE regionale
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