È iniziata la quaresima. Per qualcuno si tratta di un tempo triste. Per qualcun altro è l’occasione per riprendere un ritmo più ordinato, per recuperare l’essenziale.
Le vicende che stiamo vivendo a livello europeo, con lo scoppio della guerra in Ucraina, rischiano di farci perdere di vista che, anche in queste circostanze terribili, è importante (forse ancora più importante) non perdere l’occasione propizia che la quaresima rappresenta per tutti noi.
Un tempo favorevole per la conversione
Conversione è una parola antica, un invito che i profeti rivolgevano insistentemente a Israele quando questo si allontanava dalla fedeltà all’alleanza trasgredendo la Legge del Signore. Anche Giovanni Battista, Gesù, Pietro e Paolo e gli altri apostoli, e tutti coloro che sono inviati ad annunciare il Vangelo invitano alla conversione per accogliere il regno di Dio che viene. Ma noi?
Si sa che gli scout e le guide e ancora di più le loro capo e i loro capi sono dei “bravi ragazzi”, generosi, affidabili, servizievoli… possibile che anche loro debbano convertirsi? Da che cosa? E per che cosa?
Intanto ognuno di noi può fare una verifica personale su come stia vivendo la Legge e la Promessa (non è affatto scontato). Se vogliamo esagerare, potremmo anche riprendere un confronto sul Patto Associativo per verificare che siamo sulla strada giusta rispetto a quello che abbiamo scelto di vivere. Forse qui potremmo già trovare qualche spunto di conversione.
Mi sono invece lasciato provocare dalle tre tentazioni ascoltate nel Vangelo della prima domenica di quaresima e mi sono chiesto cosa significassero per noi capi e per le nostre comunità capi?
Vi propongo dunque un esercizio di discernimento personale e comunitario con tre focus che fanno riferimento alle tre tentazioni vissute da Gesù nel deserto (Lc 4,1-13).
PRIMA TENTAZIONE: VOLER RISOLVERE I PROBLEMI
Gesù, dopo 40 giorni di digiuno, ha fame. Il diavolo gli propone di risolvere velocemente questo problema, avvalendosi del suo status di Figlio di Dio: trasforma le pietre in pane… Gesù risponde al tentatore citando la Scrittura e ricordando che l’uomo non vive solo di pane; ma poi si tiene la fame. Perché?
Ci sono alcune situazioni di disagio che forse non devono essere risolte perché sono situazioni in cui noi possiamo comprendere meglio quello che siamo chiamati a essere e come dobbiamo stare nel mondo.
Un articolo della nostra legge dice che “gli scout e le guide sono laboriosi ed economi”; non è un modo comodo di vivere! Nella nostra cultura consumista, incapace a sopportare il disagio e la tensione, si risolve tutto velocemente comprando, spendendo, delegando … risolvendo. La Legge ci insegna un’altra strada, che non asseconda la velleità di risolvere i problemi, ma cerca di fare di ogni situazione un’opportunità per rendere il mondo un po’ migliore, a partire da noi stessi.
Qual è nella nostra comunità capi il problema che non dobbiamo risolvere, ma su cui è importante che permaniamo per lasciarci provocare e convertire? Qual è la situazione che dobbiamo accettare di abitare perché ci sta aiutando a comprendere meglio chi siamo e come stare in questo mondo?
SECONDA TENTAZIONE: USARE IL POTERE A FIN DI BENE
Ogni tanto ci viene da pensare che il potere possa essere “usato” per uno scopo buono, per cambiare le cose in meglio: chi meglio di noi scouts e guide, con tutto il patrimonio di valori che professiamo e testimoniamo, potrebbe usare bene il potere per trasformare il mondo?
Gesù non la pensa così! Chi meglio di lui avrebbe potuto usare bene il potere? Invece lo ha rifiutato esplicitamente, scegliendo in modo radicale la via del servizio e del dono di sé.
Il tentatore afferma con chiarezza che il potere gli appartiene, che lui lo dona a chi vuole, alle sue condizioni. Afferma la nostra legge che “lo scout e la guida sono amici di tutti e fratelli e sorelle di ogni altra guida e scout”. L’amicizia e la fraternità escludono le logiche del potere.
Scegliere sempre e nuovamente la via “impotente” del servizio, dell’amore, dell’accoglienza, della nonviolenza, della fraternità… è l’unica via per cambiare il mondo e renderlo migliore. Il potere è sempre una tentazione.
C’è una situazione di potere che ci attrae personalmente o come comunità capi? Ci sono delle logiche di potere all’interno della nostra comunità capi che potrebbero essere denunciate e purificate? La via del servizio e la via dell’impotenza evangelica ci sembrano efficaci per rendere il mondo migliore? O le giudichiamo un’utopia?
TERZA TENTAZIONE: PUNTARE SUGLI “EFFETTI SPECIALI”
Il diavolo provoca Gesù sul fare qualcosa di sensazionale per attirare l’attenzione su di sé e convincere gli altri del valore della sua missione. Il tentatore accredita questa proposta con frasi prese dalla Scrittura, ma Gesù non si lascia abbindolare, non accoglie la provocazione della scorciatoia. Uscito dal deserto comincerà un percorso lento, vissuto al passo di una quotidianità semplice, vissuta poveramente, fatta di incontri con le persone, di insegnamento alla gente, del prendersi cura di coloro che domandavano il suo aiuto, del formare i discepoli alla logica del Regno, dell’accogliere fin nella notte chi desiderasse confrontarsi con lui.
Anche noi, che spesso abbiamo difficoltà a sostenere la fatica di un impegno quotidiano e continuo, siamo tentati di volercela giocare nell’organizzazione un super evento che affascini i nostri ragazzi e ragazze e che dia loro una spinta sufficiente per un bel po’ di tempo, esonerandoci dall’esigenza di stare accanto a loro passo dopo passo, facendo i conti con la loro difficoltà a essere coerenti e fedeli agli impegni assunti nel cammino dello scautismo.
È una prospettiva che, dalle verifiche fatte nell’unità, sembrerebbe accreditata e ragionevole: i ragazzi ci darebbero anche ragione; potremmo addirittura negoziare: ma è una tentazione!
L’educazione è un “lavoro” di tessitura paziente e costante. Dedichiamo entusiasmo, creatività e le nostre migliori energie alla continuità della relazione educativa con i ragazzi? Come possiamo aiutarci in comunità capi a valorizzare la quotidianità del nostro servizio educativo?
C’è un cammino di conversione che possiamo provare a compiere per rafforzare la nostra fedeltà alla vocazione che abbiamo accolto, cioè essere capo e capi dentro questa associazione, o per ritornare all’essenziale del nostro impegno.
Questa quaresima anche per noi può essere un tempo favorevole.
Buona strada nel deserto quaresimale.
don Andrea Turchini, A.E. regionale
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