Testimoni di gioia (non di Geova) – Gv 20, 1-9

Nella prima domenica della storia la sveglia per Pietro e il Discepolo Amato (non il discepolo che amava Gesù, ma il discepolo che si lasciava amare dal Signore) è stata brusca come quando ti suonavano i testimoni di Geova al citofono nel giorno in cui potevi finalmente rimanere a letto la mattina.

“Hanno rubato il cadavere!”, un trafugamento della salma, secondo quanto va dicendo la prima persona recatasi al sepolcro. Essa è quella che diventerà “la maddalena”, che significa “la grande”, non per la sua stazza, ma perché diventerà subito dopo questo episodio “l’apostola degli apostoli”. In questo momento però Maddalena ha solo il merito di aver provocato scompiglio con la sua intraprendenza tutta femminile.

La notizia risveglia l’orgoglio dei due punti di riferimento di una comunità di discepoli del Cristo ormai depressa, dispersa e disillusa. Saranno stati i capi dei sacerdoti? Sono dei vigliacchi! O i Romani? Sono dei vili! Questo (presunto) tentativo di damnatio memoriae, praticata ai danni degli avversari, i nostri due non lo possono tollerare, si sentono feriti nell’orgoglio e corrono al sepolcro per certificare la provocazione. Questa apprensione mostra però anche che una lontana nostalgia per il cammino compiuto con Gesù è rimasta sul fondo del loro cuore e ora con questo annuncio balordo comincia a riaffiorare.

Arriveranno alla fede nel Signore risorto? Ognuno ci arriva col proprio passo sembra suggerirci il vangelo, perché il Discepolo Amato, senza nome perché proposto quale modello per i discepoli di ogni tempo, ci arriverà subito, Maddalena poco dopo questo racconto, Pietro molto dopo.

Quello che il vangelo mostra è che chi si lascia guidare dall’amore diventa più veloce, ci arriva prima. Però il Discepolo Amato ha il merito di aspettare Pietro.

Nella strada, i rover e le scolte lo sanno bene, bisogna imparare a porsi al passo di chi fa più fatica per gustare fino in fondo non solo il traguardo e il panorama ma l’esperienza di fraternità che il cammino fa scoprire.

Per gustare insieme il panorama è necessario una purificazione dello sguardo. La presenza del Risorto ancora non si vede, ma sta muovendo col suo amore i protagonisti del racconto, in quello stile ‘col sorriso’ di cui è pervaso tutto questo vangelo di Giovanni, ma anche la nostra vita, se sapremo rileggerla alla luce della fede pasquale.

Il suo intervento è quello di un autentico educatore: è necessario per i suoi discepoli entrare nel luogo di morte, cifra di tutti i fallimenti, logoramenti e ripiegamenti su di sé che la nostra esistenza esprime attraverso le tante paure che ci attanagliano. Per arrivare poi a scoprire i segni della risurrezione, che diventano i segni dell’amore liberante del Signore: dalle bende sciolte al sudario piegato (nessun ladro si sarebbe messo lì a piegare educatamente con cura il sudario) fino a condividere con Gesù il suo stesso sguardo d’amore sulla realtà e sulle persone.

Siamo così ricreati nella libertà dalla morte e dal peccato, generati dall’amore di cristo nella vita nuova dei liberi figli di Dio. Parafrasando B.-P.: ‘nessun profumo vale l’odore di quel fuoco’ che è l’amore del Padre di cui vive Gesù per sempre!

B.-P. ha sempre sapientemente insegnato anche la necessità, per diventare in gamba, di scrutare i due grandi libri: la creazione e la Sacra Scrittura. Proprio come chiude il vangelo. Se ne diventeremo capaci comprenderemo il disegno d’amore di Dio: che Gesù doveva risorgere dalla morte.

Scriveva don Zeno Saltini, il prete di Nomadelfia che trasformò il campo di concentramento di Fossoli di Carpi nella città “dove la fraternità è legge”: “Io sono la risurrezione dice Gesù. E ciascuno di voi dica così: ‘io da questa Pasqua voglio essere la risurrezione’. Ogni anima, ogni figlio, ogni sorella, ogni fratello che si avvicina a me sentirà la risurrezione, cioè io darò a lui quel respiro, quell’aiuto, quel sollievo che lo rifà, che lo rigenera, che lo fa rivivere e in me trova la vita, perché Gesù è la mia vita!”. E diventeremo Testimoni di Gioia (non di Geova)!

don Antonio Dotti, A.E. Zona di Carpi

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