Una candela accesa nel buio

Il 2 febbraio è per tutti, soprattutto per i più adulti, la festa della Candelora. La liturgia del giorno comincia con una processione con le candele accese, sullo stile di quanto avviene nella Veglia pasquale.

Questa festa è, in realtà, la festa della presentazione di Gesù al tempio, narrata dal vangelo di Luca (Lc 2,22-32), in cui Gesù è proclamato “luce per illuminare le genti”. Le nostre candele accese possono sembrare poca cosa, eppure sono capaci di fare la differenza rispetto a una situazione di buio totale.

Ci sono due elementi che ci vengono richiamati in modo forte in questa festa:

  1. Il vangelo insiste molto sull’obbedienza alla Legge dei genitori di Gesù; è come un ritornello che si ripete più volte. Quanto accade quel giorno nel tempio di Gerusalemme, accade perché quei due giovani genitori, nonostante le difficoltà vissute nella loro vicenda, non si sono sottratti a quanto la Legge prescriveva. È un atteggiamento fondamentale che consente a Dio di agire e manifestarsi.
  2. La figura di Simeone (e di Anna, di cui si parla nei versetti successivi) è molto bella. Simeone è un anziano che ha vissuto la sua vita nel segno dell’attesa del compimento di una promessa che il Signore gli aveva fatto. Simeone è rimasto al suo posto, nel Tempio, perché sapeva che il Signore non sarebbe venuto meno a quanto aveva promesso. Questa sua perseveranza nell’attesa gli consente di riconoscere il Signore, nonostante non ci fossero angeli o stelle particolari ad indicare la straordinarietà di quel bambino.

Obbedienza e capacità di attendere.

La nostra legge dice che le guide e gli scout sanno obbedire. Ci è mai venuto in mente che, proprio attraverso questa disponibilità noi possiamo consentire al Signore di manifestarsi attraverso la nostra vita? In una cultura del “tutto e subito”, dove tutto si risolve in un “click” o in un “like” è molto difficile vivere l’attesa. Eppure il Signore ci chiede di preparaci all’incontro con lui facendogli spazio e attendendolo come un ospite importante.

Oggi ricordiamo tutti i fratelli e le sorelle che hanno fatto la scelta di consacrare la loro vita al Signore, vivendo nell’obbedienza, nella castità e nella povertà. Molte e molti di loro hanno maturato questa scelta nello scautismo e oggi continuano a vivere la loro Partenza mettendosi al servizio degli uomini come consacrate e consacrati. Chiediamo che, soprattutto loro, con la loro testimonianza gioiosa, siano una luce che illumina chi vive nelle tenebre.

Per approfondire:

don Andrea Turchini A.E. regionale e Rettore Seminario Regionale Flaminio

Foto articolo, reparto Pegaso – Gruppo Modena 7

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