Oggi 25 gennaio è la festa della “Conversione di san Paolo” che, di per sé, è una cosa un po’ strana: di nessun altro personaggio, biblico o storico, si ricorda con una festa il momento della conversione o della vocazione. Perché la Chiesa ha pensato di rimarcare questo passaggio della vita di Paolo in modo così importante?
Prima di tutto possiamo osservare che nel libro degli Atti degli apostoli questo incontro con Gesù risorto che Saulo/Paolo vive è raccontato per tre volte (At 9,1-19; At 22,3-16; At 26,9-18) e altre volte Paolo stesso lo cita nelle sue lettere.
La vocazione/conversione di Paolo è così importante perché ci è data come un modello per la nostra vocazione/conversione.
Da che cosa si converte Paolo?
Dalle sue ideologie religiose, dalla sua autoreferenzialità, da un’idea di Dio che non corrispondeva alla verità rivelata da Gesù. Paolo era un uomo ultra religioso, noi lo definiremmo un fondamentalista; nell’incontro con Gesù risorto e nel percorso vissuto con Anania, Paolo si rende conto di non conoscere Dio, di essere cieco, e si fa aiutare a comprendere chi sia veramente Dio a partire dalla testimonianza di Gesù, il Figlio di Dio.
Come cambia la sua vita?
Nella sua conversione/guarigione, Paolo scopre anche la sua vocazione. Per Paolo non esiste un tempo intermedio tra la sua conversione a Gesù e il suo impegno di annuncio del Vangelo. Ciò che lui ha sperimentato diventa oggetto della sua predicazione e della sua testimonianza fino al termine della sua vita.
Alcune frasi delle lettere di Paolo che testimoniano quanto lui ha vissuto:
Se qualcuno ritiene di poter avere fiducia nella carne, io più di lui: circonciso all’età di otto giorni, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della Legge, irreprensibile. Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti. (Fil 3,4-11)
Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. (Gal 2,19-20)
Per approfondire:
San Paolo – dal sito web “Santi e beati”
Omelia di Papa Benedetto XVI
don Andrea Turchini, A.E. regionale e Rettore Seminario Regionale Flaminio
Immagine dell’artista riminese Elvis Spadoni
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