Alluvione nel modenese, la testimonianza del clan “la Sorgente”

Negli scorsi giorni 70 capi scout, rover e scolte AGESCI dell’Emilia-Romagna si sono alternati in servizi alla popolazione con la Protezione Civile regionale nelle zone alluvionate del modenese.

Gli scout hanno distribuito pasti pronti da mangiare a intere palazzine dove abitano decine di famiglie che non avevano ancora la possibilità di cucinare, hanno gestito la segreteria di un punto scambio a Nonantola, dove la popolazione porta cose da donare o prende ciò che gli serve.
Gli scout hanno anche distribuito alimentari e prodotti per la pulizia.

Il supporto alla popolazione alluvionata è stato fornito in collaborazione con la consulta del volontariato locale e con molti altri cittadini che si sono resi disponibili.

Tra i vari servizi siamo stati impegnati in:

Tra i Gruppi coinvolti il Modena 7 della Zona di Modena Pedemontana. Alcuni volontari hanno voluto condividere con tutta la regione la propria esperienza di servizio:

Quando mi si è offerta la possibilità di aiutare gli alluvionati nonantolani, l’ho afferrata al volo, senza pensarci nemmeno un minuto.

Sentivo dentro di me un’intensa voglia di contribuire. Prima del servizio avevo paura di “essere tra i piedi”, non avendo mai partecipato a iniziative di questo tipo. Ma una volta sul posto, ho cercato fin da subito di fare del mio meglio, secondo quanto insegnatoci dagli scout.

Durante il servizio, sono entrata in contatto con molte persone, ognuna con i propri problemi, e mentre li ascoltavo e li osservavo non vedevo solo rabbia per ciò che era successo, ma anche la volontà di rialzarsi. Erano pesci fuor d’acqua che non sapevano che cos’altro sarebbe ancora successo, se le sofferenze sarebbero cessate o no, ma trasmettevano comunque una grande forza d’animo.

Tutte le persone che ho incontrato, nonostante le loro differenze, avevano in comune una cosa: la resilienza. Erano dei veri e propri combattenti. Non ho mai ricevuto parole sprezzanti o un semplice “tu non puoi capire”, ma al contrario ognuno di loro mi trasmetteva con un sorriso o con poche parole la propria gratitudine e vivacità. E questo mi ha fatto capire che loro mi stavano dando più di quanto io stressi dando loro.

Ho aiutato, mi sono sentita utile, ho ricevuto tanto e alla fine mi sono anche tanto divertita.

Celeste Khamaisi, scolta del clan “la Sorgente” – Gruppo Modena 7

Ho avuto la possibilità di fare servizio a Nonantola per due volte durante la settimana dell’emergenza alluvione, presso un centro che coordinava i volontari.

Il servizio al coordinamento per i volontari è migliorato col passare del tempo, soprattutto nell’aspetto organizzativo. Il primo giorno ho notato una grande confusione, troppi volontari per troppi pochi incarichi, mentre tornando successivamente era chiaro come ognuno avesse il suo compito e il suo posto e il tutto risultava più efficiente.

Per la maggior parte del tempo mi sono occupato della sistemazione degli attrezzi e registrazione dei materiali in uscita e in entrata dalla struttura. Mi hanno chiesto inoltre di portare il pranzo ai bisognosi, ed è stato molto gratificante vedere l’espressione sui loro volti quando gli consegnavo i pasti.

È un servizio che insegna a guardare oltre chi lavora sul campo e a capire l’importanza di chi gestisce squadre, materiali e altri aspetti di un volontariato.

Gianluca Ranzi, rover del clan “la Sorgente” – Gruppo Modena 7

L’esperienza di servizio a Castelfranco Emilia e Nonantola dopo l’alluvione del Panaro mi ha portato a sviluppare due riflessioni.

Innanzitutto, a livello personale, mi ha fatto rivivere la pienezza del “pronti a servire”, per un servizio che cambia minuto dopo minuto, libero da schemi, e dal quale non sai cosa aspettarti. Un servizio che è stato attesa – di persone da accogliere o di nuove mansioni da svolgere – ma anche frenesia e ristoro. Un servizio che è stato incontro: con le persone in difficoltà, ma soprattutto con tanti volontari, autonomi o di associazioni diverse, e tante persone che si prodigavano per amici o conoscenti ancora isolati, per recuperare loro qualche informazione o qualcosa da mangiare.

La seconda riflessione è più generica, ma per me ugualmente importante. Fare servizio con la Protezione Civile ti permette di sperimentare un nuovo modo di fare servizio con e per l’Associazione, e credo che questa sia stata un’ottima occasione per molti rover e scolte, così come per molti capi, me per primo; ma fare servizio con la Protezione Civile è anche una garanzia. Per questo mi sento di ringraziare Lello, Angela, Fabrizio e tutti coloro che sono coinvolti in prima persona nella pattuglia Protezione Civile di Zona e regionale, e che hanno permesso a molti capi e ragazzi di vivere questa dimensione del servizio nella massima sicurezza.

Luca Michelini, capo del clan “la Sorgente” – Gruppo Modena 7

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