“A maggio 2012 in Emilia la terra ha tremato. Fortissimo, a più riprese. Una prima scossa il 20 e poi una seconda il 29, quando cominciavi ad alzare la testa. Muoiono persone, molte delle quali facendo il proprio dovere nella società: lavoravano. Crollano edifici, palazzi storici, chiese, monumenti… sedi scout. Crollano le sicurezze. Cambiano i panorami. Tutto si ferma e l’imponenza del terremoto ti riporta su uno stesso piano di precarietà e paura. Paura che continuerai a sentirtela addosso per settimane. Le zone da Ferrara a Carpi, passando per Bologna e Modena sono bersagliate. La presenza scout nei territori è molto diffusa e quasi ogni frazione ha almeno un gruppo sul posto. I gruppi scout sono in prima persona colpiti. Famiglie intere perdono la casa o il lavoro, o entrambe le cose. ‘Se c’è una ferita si interviene e non rimani a guardarla sanguinare’. E così, pur essendo colpiti in prima persona i gruppi scout si attrezzano per portare un aiuto concreto alla propria comunità. Centinaia di scout ruotano nelle tendopoli e per tutta l’estate saranno presenti. Altre centinaia si adopereranno in modi diversi nei loro paesi. Il mondo scout si stringe in un abbraccio con i fratelli scout dell’Emilia”.
A otto anni dal sisma che sconvolse l’Emilia, prendiamo in prestito le parole di Sergio Bottiglioni, che allora era Incaricato alla Comunicazione regionale, per ricordare ciò che è stato e raccontare ancora una volta l’impegno degli scout nell’emergenza.
L’emergenza coronavirus è certamente diversa da quella della calamità naturale del terremoto, non si possono fare paragoni, si può solo evidenziare che la costante in queste situazioni è il nostro impegno come scout, cittadini e cristiani.
“Allora per il servizio nelle zone del terremoto gli scout erano visti come ‘eroi’, una posizione in cui non ci sentiamo a nostro agio. La straordinarietà dell’agire odierno è semplicemente il riflesso del nostro impegno quotidiano nei luoghi di lavoro, in famiglia nella società in genere – scriveva ancora Sergio – Penso quindi a come sarebbe importante invece riconoscere l’impegno delle migliaia di ragazzi e capi giovani dell’associazione che ogni settimana, senza i riflettori, decidono di dedicare molto del loro tempo libero per l’educazione dei più piccoli e per la costruzione ‘dal basso’ di un mondo migliore. Forse, se vogliamo degli eroi, faremmo bene a cercarli fra questi. Qui, nelle zone del terremoto, facciamo solo del nostro meglio per rispondere alle situazioni di bisogno, come dovrebbe fare un qualunque buon cittadino e cristiano”.
Oggi come allora cerchiamo di fare del nostro meglio in questa nuova emergenza, perché, come abbiamo detto più volte, i bisogni delle persone più fragili delle nostre comunità non conoscono lockdown.
Per guardare al futuro con speranza in questa Fase 2 che inizia e rinvigorire la nostra azione al servizio delle comunità locali, dal cassetto dei ricordi condividiamo il “Diario del Terremoto 2012”, che racconta i 70 giorni di impegno AGESCI Emilia-Romagna in quell’emergenza, e il numero speciale del Galletto dove nell’inserto “Voci dal cratere” sono raccolte le tante testimonianze degli scout in servizio.
No Replies to "Terremoto 2012, il ricordo a 8 anni dalla prima scossa"
I commenti sono moderati.
La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
La moderazione non è immediata.