La luce filtrava appena dalla piccole finestre vicine all’alto soffitto e non si vedeva il cielo plumbeo, ma si sentiva cadere qualche goccia della prima pioggia primaverile. L’aria era ferma nonostante le porte semi aperte della sala del quartiere di periferia.
I tavoli erano stati detersi per evitare qualsiasi contaminazione e disposti distanti per occupare tutto l’ambiente, con due postazioni agli estremi più lontani. Tutti ai posti assegnati avevamo guanti e mascherine per maneggiare con cura i prodotti.
Quando la merce è arrivata era impacchettata in confezioni sigillate. Ciascuno procedeva selezionando pezzo per pezzo e confezionandolo con cura.
Stavamo imbustando le mascherine chirurgiche da distribuire alle persone più fragili del territorio. Hanno risposto all’appello più persone del previsto: circa venti tra scout, volontari e volontarie del Quartiere Savena di Bologna e in qualche ora abbiamo raggiunto il quantitativo previsto di dispositivi imbustati anticipando così la distribuzione.
Quello che amo delle esperienze di servizio scout è la possibilità di darsi da fare con la comunità, avvicinandoci tra noi e agli altri. Vivere l’esperienza assieme, “stare con”, accompagnando i gesti e le parole con la prossimità. La collaborazione verso uno scopo condiviso si accompagna spesso a strette di mano e abbracci. Spendere tempo assieme agli altri, condividendo parte della Strada fianco a fianco, mi permette di comprendere meglio me stesso.
Rendersi utili e aiutare gli altri all’epoca del coronavirus significa invece fare attenzione a non posizionarsi troppo vicini. L’aspetto caratteristico di questa esperienza è stata proprio la distanza. Distanza tra noi scout, volontari e volontarie e distanza dalle persone destinatarie del servizio. Un diverso concetto e modo di servire che ha portato con sé nuove regole da mettere in pratica con attenzione: dimenticare di mantenere la distanza fisica, oppure di adoperare in maniera corretta guanti e mascherine, avrebbe vanificato il nostro operato.
Le buste e le mascherine sono diventate il ponte che ci ha permesso di entrare in relazione con le anziane e gli anziani che le hanno ricevute, senza entrare con loro in diretto contatto. “Buongiorno siamo gli scout, mettiamo nella buchetta della posta le mascherine da parte della Protezione Civile!”. Una breve frase al citofono, una battuta in più con chi si affacciava dalla finestra o era in cortile a fare due passi con il cane. Occhi sorridenti anche per conto della bocca, nascosta dalla mascherina, per rincuorare chi non si fidava e per provare a stabilire una vicinanza emotiva, anche se per pochi momenti.
È stato un servizio diverso dal solito, ma la voglia e la responsabilità di esserci erano le stesse di sempre: lì e assieme, provenienti da gruppi scout diversi, incrociando uno sguardo dopo settimane di isolamento domestico.
Sapere che quel piccolo gesto poteva essere utile mi ha aiutato a riscoprire la Buona Azione con lo spirito dei lupetti e delle coccinelle. “Preoccupati solo e sempre di dare agli altri ciò di cui hanno bisogno da te”.
Matteo Morara – San Lazzaro 1
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