Scout e terremoto: diario del 7 luglio

TERREMOTO: DIARIO 7 LUGLIO 2012
(a cura dell’inc. Comunicazione Agesci Emilia Romagna)

Di seguito la testimonianza di Luca dopo il suo servizio a Camposanto (MO).

UN PAESE CHIAMATO CAMPOSANTO“Mirandola, Cavezzo, San Felice sul Panaro … Immagino che qualunque telecittadinospettatore italiano ormai al sentire questi nomi si veda scorrere davanti agli occhi immagini di chiese crollate, tende blu e tutto
il solito repertorio da tragedia.
Non so per quale arcano motivo alcuni nomi vengano ripetuti e sbandierati migliaia di volte, mentre altri rimangono semisconosciuti; fatto sta che quando è arrivata la telefonata che mi comunicava che la mia destinazione sarebbe stata Camposanto, mi sono chiesto quale paese potesse portare un nome così improbabile, e già mi immaginavo un minuscolo paesino di vecchietti dimenticato da Dio e dagli uomini nelle assolate distese del far west emiliano …
Di sicuro non mi aspettavo che il ragazzo di un paio d’anni più grande di me che ci ha salutati al nostro arrivo fosse nientemeno che il vicesindaco, o che nel servire i pasti, in aiuto alla nostra squadra già esausta dopo tre giorni, ci saremmo trovati una giovanissima, allegra e multietnica combriccola di ragazzi camposantesi.
O ancora che ci saremmo trovati a cantare e suonare alle due di notte (eh sì, perché non perdevamo già abbastanza ore di sonno) tra i binari di una stazione sospesa a una ventina di metri dal suolo.
Ho imparato che, in fin dei conti, cucinare per cinquecento persone non è molto diverso da cucinare per cinque, solo che è tutto MOOOLTO più grande: vasconi di pomodori che ci metti delle ore a tagliarli alla luce dei lampioni, un frigo dentro il quale giri con il transpallet … E più grandi sono anche gli imprevisti, tipo un forno che mi si crepa in mano proprio il giorno in cui arrivavano millecinquecento pizze surgelate, o una colossale macedonia che si rovescia per terra …
E ho imparato che se all’inizio i 10° C del camion frigo ti sembrano un paradiso rispetto ai 30 di afa e sole a picco fuori, dopo l’ennesimo sbalzo termico per andare a prendere una cassetta di kiwi cominci a pensare che, forse, scartare centocinquanta formaggini brie potrebbe essere un passatempo più sano e divertente…
Ho imparato che è inutile avere dieci scatole di piadine (fatte con lo strutto di maiale) se più della metà delle persone è musulmana, e che essere senza cassetta degli attrezzi può rivelarsi un grosso problema anche per la protezione civile … Ma non per Firmo e Rocco che sono riusciti lo stesso a trasformare un portabici in una tettoia per il forno nuovo. E anche che non serve a niente cambiare bombola, controllare il tubo del gas, invertire la presa di corrente, se non schiacci il tasto di accensione il (suddetto) forno non si accende!
Spero che, oltre a tener svegli volontari e cittadini cantando a orari improponibili tra le tende e nei parchi del paese, il nostro soggiorno camposantese a spese del contribuente sia servito a dare una mano dove la terra ha deciso di cambiare le carte in tavola.
E la domenica sera, partendo dal campo in pullmino …
Io: “Avrò sicuramente dimenticato qualcosa qui …”
Lucy: “… un pezzetto di cuore!”
(Luca Fornasari, Parma 2)

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