Sulla testa dei lupetti i cappellini della filiera “etica”

Da qualche settimana in Italia i “lupetti” indossano cappellini frutto di una filiera etica. E’ partita a settembre, infatti, la distribuzione in tutta la penisola dei copricapo dei giovani aderenti all’Agesci, cappellini caratteristici che moltissimi bambini conoscono e che, come si sa, derivano da quello tradizionale delle uniformi scolastiche inglesi. La notizia è infatti che questo caratteristico copricapo, grazie a una sorta di “joint venture equity” (un progetto innovativo portato avanti da diversi soggetti del sociale) è ora frutto di un nuovo iter produttivo/distributivo.

Tutto è partito dal progetto internazionale della Cica, la comunità internazionale di Capodarco, presente in Romania per aiutare supportare gli ex ragazzi di strada, e la Caritas di Campulung, cittadina a nord di Bucarest.
In Romania Capodarco è presente da tempo con l’intento di dare un sostegno per la creazione di posti di lavoro. In questo senso sono attivi fast food, fattorie e anche un caseificio per la produzione di formaggi biologici. Tra le attività, non poteva mancare anche una sartoria, un atelier che vede operare una trentina di ragazze del luogo.
Da qui l’idea. Grazie alla collaborazione della ditta Sorbatti di Montappone (Fermo), ditta leader nel mondo per la produzione dei cappelli, si è attivata una collaborazione per migliorare i macchinari in dotazione e per la formazione delle addette. Il primo lavoro è stato commissionato da Coop e ha portato alla produzione di cappellini poi distribuiti dalla stessa Coop in Italia con la linea “Solidal”. Una volta avviata la produzione, e forti di questa esperienza, Cica e Caritas hanno contattato l’Agesci nazionale proponendo appunto la produzione dei cappellini dei lupetti. Dopo una serie di incontri, ecco allora trovato l’accordo per tre anni.

Ma Cica, Caritas e Agesci non sono gli unici attori del progetto. Infatti i cappellini vengono fatti in Romania e importati in Italia attraverso la cooperativa sociale “Nex Trade”. Non solo: magazzino, stoccaggio e distribuzione sul territorio nazionale vengono garantiti dall’associazione L’Arcobaleno di Fermo, comunità terapeutica-residenziale anch’essa legata alla Comunità di Capodarco e dedita al recupero dei ragazzi tossicodipendenti.
Il responsabile della comunità Arcobaleno, Riccardo Sollini, parla con giusto compiacimento del progetto e sottolinea: “Mi piace evidenziare l’eticità dell’iniziativa, che parte dalla produzione e sostiene tutta la filiera. Importante anche il coinvolgimento di un Paese in difficoltà. E mi piace pensare a ragazzi che, con il loro lavoro, incidono sulla vita dei bambini e così facendo guardano al futuro. Dando così anche un segnale della loro utilità”.
Non solo. Aggiunge Sollini: “La Comunità di Capodarco, pur avendo diverse attività all’estero, riesce a dare sostegno e a innescare ricadute positive anche in Italia. Ricadute sia di carattere economico che di idealità. La stessa Agesci ha colto l’opportunità e ha apprezzato il fatto di dare una certificazione e una garanzia di eticità al materiale in uso”.

L’iniziativa è partita a settembre 2010 e sono stati già realizzati e distribuiti in Italia circa 12 mila cappellini. Nel frattempo la collaborazione con l’Agesci cresce e sono allo studio altri tipi di accordi, sempre seguendo questo filone.

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