Il valore di un sì

Sì. Un sì è l’inizio di tutto: ogni azione parte da lì. Il mio sì ha il gusto amaro di chi sceglie di partire per stare accanto a un uomo che ha detto un sì grande quanto il mondo e ora non c’è più. E ha saputo prendersi il mondo sulle spalle e provato a condurlo al di fuori da tutto ciò che è negativo: cattiveria, corruzione, egoismo, abbandono.

Parto di corsa lunedì 28 aprile, saltando su un treno carica di pensieri, ma con la voglia di andare e fare. Alla mente si affaccia il pezzo di una canzone “…i miei piedi con Te…”, che mi accompagnerà per tutta la durata del servizio.

Quello vissuto in questi giorni è un servizio particolare, che viene fatto insieme ad altri scout e insieme ad altri volontari di altre associazioni di Protecione civile. Il servizio consiste nell’organizzare e agevolare il flusso di persone che entrano nella basilica di Santa Maria Maggiore, dove ci sono sia una Porta Santa che la tomba di Papa Francesco.

Le persone arrivano da ogni parte del mondo, ognuno col suo carico di speranze, ognuno con la propria fede, ma ciascuna col proprio passo avanza camminando lungo lo stesso percorso, fino all’ingresso della basilica. Noi scout, insieme ai volontari del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta (CISOM), dell’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze (ANPAS), della Croce Rossa Italiana, dell’Associazione degli Assistenti Sociali (ASPROC), siamo distribuiti lungo il percorso dove le persone si mettono in fila. Io personalmente sono destinata all’inizio del serpentone insieme a Massimo (CISOM) e Simone (ASPROC), che sono diventati i miei inseparabili compagni di servizio. A noi a volte si affianca Maddalena (AGESCI) che parla portoghese e Adriana (CISOM) per un aiuto in più ad accompagnare persone con difficoltà motorie o che per ragioni di salute non possono restare a lungo in fila sotto il sole.

Siamo il primo punto di contatto per tutti quelli che vogliono entrare nella basilica: un po’ a gesti un po’ in inglese, spagnolo o tedesco riusciamo a farci capire da ogni persona che incontriamo e a ognuno regaliamo un sorriso di accoglienza prima dell’accesso alla basilica.

“…metto i miei piedi nella vita che c’è…”. La canzone intanto continua a risuonarmi dentro mentre osservo la folla arrivare: pellegrini provenienti dai cinque continenti, ognuno con la propria storia, ognuno con il proprio passo, ognuno con le proprie scarpe, ma tutti lì in fila senza lamentarsi: qualcuno prega, qualcuno scherza e ride col vicino, qualcun altro attende in silenzio e in maniera composta.

Come cristiana e come pellegrina anch’io mi sono messa in fila per entrare nella basilica. In silenzio, con lo sguardo verso la tomba di Papa Francesco, a ricordare a me stessa che quell’uomo, con il suo linguaggio semplice e chiaro, il suo sorriso sempre aperto in un abbraccio che partiva dallo sguardo e arrivava al cuore, ha saputo essere il miglior esempio che potessimo avere per cercare un dialogo per la pace in ogni angolo del mondo. Nonostante tutto sia veloce e tutti abbiano sempre fretta, ci ha mostrato che l’ascolto e la pazienza sono e saranno sempre fondamentali.

“…in piedi nei piedi il coraggio che ho che mi porti lontano…”. Grazie Papa Francesco per averci fatto capire l’importanza di mettersi in cammino per costruire la pace, senza sfarzi, senza lusso, senza finzioni, solo con la concretezza dei nostri piedi sulla strada e uno sguardo di speranza rivolto al cielo.

Francesca Monti, capo della Zona di Imola

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