Fin dal primo giorno dopo l’esondazione del fiume Savio, io e mia moglie Federica, ci siamo sentiti chiamati a dare una mano alla comunità come e dove potevamo. È stato abbastanza naturale per noi andare dove c’era bisogno e per comodità essendo la scuola don Milani vicino a casa nostra, ci siamo rimboccati le maniche e siamo partiti.
La sede è divenuta poi centro di riferimento per il cesenate ed è stata sin dai primi momenti gestita da volontari. Chi si sentiva portato per la cucina andava a sporzionare i pasti, chi aveva la macchina consegnava il materiale e così via, ciascuno secondo i propri “talenti”. Proprio seguendo queste inclinazioni io e altri ragazzi, scout e non, ci siamo trovati a gestire la parte logistica e organizzativa armati solo di una cartina (topografia, questa sconosciuta). Il nostro ruolo era preparare e inviare gli ordini che ricevevamo dal territorio, dove erano presenti altri scout che girando casa per casa, raccoglievano le necessità e le richieste dei cittadini colpiti dall’alluvione.
Ognuno ha fatto la propria parte e si sono create relazioni davvero forti fra i volontari, nate dall’esperienza condivisa. È stato incredibile vedere come questa modalità di lavoro, nata grazie alla praticità che ci contraddistingue, si sia perfezionata nel giro di pochissimo tempo, adattandosi alle nuove situazioni che si presentavano di volta in volta. È stato davvero stupefacente vedere come le persone si fidassero e vedere come un fazzolettone al collo diventasse un punto di riferimento per gli altri in un momento così difficile.
È stato altrettanto incredibile cogliere in qualcuno una “scintilla” di scautismo che ti faceva esclamare: “tu sei stato scout!” …si dice semel scout, semper scout, ma si percepisce davvero la differenza, lo sguardo in più in determinate situazioni, l’attenzione e la cura nel fare le cose…e soprattutto il sorridere e cantare nelle difficoltà.
Ed è proprio con questo spirito che sono nate le idee di condividere con le “Istituzioni” che abbiamo incontrato, la piadina e il Sangiovese, simboli della nostra terra e di consegnare al Presidente Mattarella il fazzolettone del mio gruppo, il Cesena 1.
Percependo la solennità del momento, ma senza mancare di rispetto, abbiamo voluto consegnare le fatiche di quei giorni e il nostro essere scout alle istituzioni presenti. In cambio abbiamo ricevuto dal Presidente Mattarella e dalla Presidente von der Leyen, ma anche dai volontari e dalle persone in difficoltà, un grazie e un sorriso sincero. In realtà non abbiamo fatto altro che replicare quello che stavamo già facendo in quei giorni, condividendo nella semplicità, con altri, un po’ di pane e un poco di vino, col sorriso sempre sulle labbra, come nel nostro stile.
Tommaso Landi, capo del Gruppo Cesena 1
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