Manca sempre meno, i giorni segnati sul calendario sono sempre di più ed ormai solo due mesi ci dividono dal centenario dello scautismo modenese. Una festa, una celebrazione, un ricordo di chi ha vestito in questi lunghi primi 100 anni di scouting modenese l’uniforme azzurra, un tempo cachi militare, rimborsata nei tipici pantaloni di cotone blu a coste e colorata dai variopinti distintivi cuciti su essa.
Come ben sappiamo le prime unità scout del nostro territorio risalgono al 1922, ma non possiamo circoscrivere il fenomeno scautistico al solo comune di Modena. Il movimento scout della nostra provincia nasce infatti certamente nel nostro capoluogo, ma negli anni a seguire si è espanso in buona parte dei paesi sia della Bassa che della Pedemontana, portando alla formazione di numerosissimi gruppi che vantano storie decennali. Una pluralità quindi di tradizioni e riti diversi, riuniti però sotto il comune vessillo del servizio, del rispetto, dell’inclusione e del metodo educativo scout. Un territorio che ha sempre risposto “presente” alla chiamata dello scautismo è stata la bassa della nostra provincia. Pur essendo una zona formata da piccole unità, ha espresso nei decenni uno scautismo estremamente votato al servizio e pronto a rialzarsi nei momenti difficili, come dopo il terremoto dell’Emilia del 2012.
“Il gruppo Massa Finalese 1 nasce nel lontano 1995 dall’idea di qualche genitore e dall’iniziativa del parroco Don Isacco, per creare qualcosa di solido e coinvolgente per i giovani del paese. I colori del gruppo, il giallo e il verde, derivano dalla passione e dalla storia del parroco strettamente legata al Brasile”, ci ha raccontato Daniela Rebecchi, capogruppo del Massa Finalese 1. ”L’iniziativa conseguì subito un grande successo anche grazie all’aiuto di Gianpaolo Raguzzoni e Giorgio Mantovani, capi in servizio dalla fondazione del gruppo e scomparsi in questi ultimi anni, tanto che all’inizio vi fu grande partecipazione sia da parte dei ragazzi, sia da parte degli adulti.”
“Negli anni non sono mancate le soddisfazioni e i problemi. Purtroppo a causa della mancanza di una comunità R/S fino al 2001, si sono avute delle difficoltà nel ricambio dei capi, che hanno determinato la chiusura del Reparto nel 2003 e del Branco nel 2004, lasciando così il Clan come unica branca aperta. Inoltre, a maggio 2012, il gruppo e la popolazione del paese sono stati colpiti dal terremoto. Quest’evento ha inciso molto nelle nostre abitudini: oltre a destabilizzare le nostre coscienze, il sisma ci ha tolto le sedi e la casa scout a cui ci eravamo dedicati con tanta energia negli ultimi tempi. A settembre 2012 siamo ripartiti comunque, per dare un segno, per far capire a tutti che noi ci siamo. Stiamo riconquistando i nostri spazi, le nostre “abitudini”: tutto quello che ci fa sentire a casa. Siamo ripartiti con uno scautismo di frontiera, riaffermando l’essenza del messaggio di B.-P. “siate pronti”. Infine, negli ultimi anni il gruppo ha iniziato a svolgere attività su tutto il comune di Finale Emilia, tant’è che ragazzi e capi provengono omogeneamente dall’intero territorio comunale. Ci sentiamo una grande “famiglia” pronta a camminare per fare rete e comunità, una piccola ancora per chi lascia il paese e per chi vi fa ritorno.”
Massa Finalese però non è l’unica realtà scautistica della bassa: il Cavezzo 1, ad esempio, rappresenta uno dei baluardi essendo tra i gruppi più antichi e strutturati della Zona. “Abbiamo iniziato le nostre attività nel 1980, ma il primo censimento è avvenuto nel 1981”, così ci ha detto Rodolfo Barbieri, capogruppo del Cavezzo 1. “Siamo partiti grazie all’aiuto e al supporto del gruppo scout Mirandola 1, dove lo scautismo era già radicato da diversi decenni. Siamo una piccola realtà di paese, ma in tutte le difficoltà che abbiamo incontrato sul nostro cammino, i valori dei capi che cominciarono questa avventura 40 anni fa ci guida tutt’oggi. Ricordando infatti l’aiuto che ci diedero agli inizi della nostra storia, negli anni ‘90 abbiamo ospitato alcuni capi di Massa Finalese che, qualche anno dopo, fondarono il gruppo ancora oggi presente ed anche in questi ultimi mesi abbiamo iniziato una collaborazione con il San Felice 1, aiutandoli in un loro momento di difficoltà dato dalla mancanza di capi. Noi ci sentiamo infatti fratelli di ogni altra guida e scout, siamo sempre “parati” per aiutare chi ci sta intorno, operando attivamente sul nostro territorio e su quelli limitrofi.”
“In questi 40 anni, festeggiati a fine maggio con un’uscita con i ragazzi ed i genitori del gruppo, abbiamo infatti stretto un legame fortissimo con il territorio e in particolare con l’amministrazione comunale del nostro paese che ci ha portato a condividere idee e progetti, in particolar modo ci tengo a ricordare il lavoro fatto dal nostro Clan a seguito di una route svolta in Sicilia sulla legalità che si è concluso intitolando le rotonde e il parco pubblico di Cavezzo a vittime di mafia. Il centenario sarà per noi un momento per rinsaldare questi valori così importanti per la nostra comunità, vivendo nella fede, sempre più un tassello importante nell’educazione nelle nostre branche. Certamente non percepiamo questo evento nella stessa maniera di un gruppo della città, ma abbiamo voglia e coraggio di partecipare per ricordare sia gli scout modenesi che quelli della bassa.”
Un altro importante gruppo dell’alta provincia modenese che, pur avendo attraversato recentemente un momento di difficoltà, è riuscito a rialzarsi, è il San Felice 1. Il gruppo scout San Felice 1 è nato ufficialmente a novembre 2007 per volontà di alcuni adulti, residenti nel paese, che avevano un trascorso come scout in altri gruppi del vice parroco don Francesco Preziosi, anch’egli con precedenti esperienze come capo scout”, ci ha detto Guido Lugli capo del San Felice 1. ”Fondamentale è stato anche l’apporto del parroco, don Giorgio Palmieri che ben conosceva i valori dello scautismo. Importantissimo è stato anche l’aiuto iniziale da parte del Mirandola 2, che ha fornito capi e metodo al nostro gruppi. Le tre branche (L/C, E/G ed R/S) hanno iniziato la loro attività in tempi diversi, ma nel giro di un paio di anni il gruppo era pienamente operativo.”
“Il terremoto prima (2012) e la pandemia dopo alcuni anni hanno messo a dura prova l’esistenza del gruppo ma, anche grazie all’arrivo di molti capi giovani di provenienza associativa, e del sostegno della Zona di Modena e del Cavezzo 1, ora la nostra comunità capi conta una quindicina di capi e circa 90 associati. La nostra sede, situata a fianco della chiesa parrocchiale, è stata resa inagibile (ed inagibile lo è ancora oggi) dal sisma. Da allora le nostre sale sono state spostate presso l’oratorio parrocchiale San Giovanni Bosco, ma quando si sono riprese le attività dopo la pandemia, queste si svolgono principalmente presso gli ambienti parrocchiali della frazione di Rivara, che fa comunque parte, assieme a San Felice e San Biagio, di un’unica unità pastorale.”
“Il San Felice 1 è un tipico gruppo di un piccolo paese in cui i giovani sono spesso costretti, prima per motivi di studio, in seguito per motivi di lavoro e, non per ultimo per motivi legati al divertimento ed alla vita sociale, ad uscire verso altri centri abitati maggiori. È dunque sempre più difficile trattenere i giovani, ma quelli che rimangono sono veramente motivati e rappresentano per noi una risorsa insostituibile. Soprattutto negli ultimi anni, a seguito della pandemia, le nostre attività si svolgono quasi esclusivamente all’aperto, anche nei mesi invernali. Questo ci ha dato lo stimolo anche per metterci in discussione e, a volte reinventare la nostra proposta. Escursioni in bicicletta, attività di stimolo al senso civico ed anche attività svolte presso i centri della nostra costa adriatica, inclusa la pesca, ci hanno permesso di scoprire alcuni lati nuovi del Creato di cui prenderci cura. Sono, inoltre state realizzate iniziative di cittadinanza attiva, anche con il supporto delle istituzioni, con le quali si cerca sempre di tenere un rapporto costante. Nel 2018, in coincidenza con il decimo compleanno, abbiamo organizzato, assieme, un’uscita di gruppo in cui erano presenti tutti i nostri associati. Ancora non abbiamo deciso, ad oggi, sotto quale forma partecipare alle attività del centenario ma contiamo di essere in grado di partecipare.”
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