Il clan delle Orme del Gruppo Imola 1 racconta la sua esperienza di servizio e azione politica: organizzare e gestire con le proprie forze un centro estivo per i bambini della città.
Un’idea nata originariamente come formula di autofinanziamento per la route in Africa. Poi il lockdown e successivamente la progressiva riapertura che ha portato la comunità a interrogarsi sulla mancanza di relazioni, sia tra loro che nei bambini e ragazzi della città. Sapendo che le occasioni e le iniziative per far star insieme i bambini scarseggiavano (molti centri estivi parrocchiali non hanno aperto) il clan ha pensato che l’idea iniziale di autofinanziamento poteva diventare una bella azione politica: non si sarebbe guadagnato quanto pensato, ma si sarebbe offerta un’importante esperienza ai bambini del quartiere in quest’estate particolare. Così a settembre si è attivato un centro estivo presso la parrocchia di Croce in campo riconosciuto anche dal Comune di Imola, progettato e gestito interamente dal clan.
Educare dando l’esempio è sicuramente un impegno tanto difficile quanto un gesto d’impatto. È una scelta prepotente, perché si porta davanti a dei ragazzi una proposta concreta, la quale è sempre proposta di vita, inseparabile dalla figura educativa di turno, poiché, a sua volta, scelse questa proposta quando le venne offerta. Significa scegliere di essere il cambiamento che si vuole vedere nel mondo (come avrebbe detto qualcuno che lo è stato), proprio per la concretezza del gesto. Questo è quello che ci ha mossi quando abbiamo deciso di non annullare due settimane di centro estivo, nonostante le limitazioni, le preoccupazioni e l’impegno aggiuntivo che questo periodo specifico ha richiesto. In origine era solo un autofinanziamento che doveva permetterci di guadagnare una buona parte dei soldi che ci avrebbero permesso di andare in Africa nell’estate 2021, nulla di speciale o fuori dagli schemi.
Non era nemmeno nei nostri pensieri più reconditi che fosse in agguato una pandemia mondiale che avrebbe cambiato completamente i programmi di tutti. In un primo momento noi ragazzi di clan non avevamo nemmeno pensato al centro estivo. Insomma, credo che per chiunque, durante la quarantena, i piccoli progetti che non consideravamo fondamentali siano precipitati in fondo alla lista delle priorità, al punto di non ritrovarci più così sicuri di voler fare quello che avevamo organizzato. Così anche per noi non è stato istantaneo voler tornare ad organizzare un’attività che ci avrebbe tenuti impegnati durante un periodo in cui, come mai prima d’ora, ognuno voleva tornare a trascorrere del tempo con le persone care. Ma è bastato poco perché vedessimo la potenza che un gesto del genere avrebbe portato con sé. La scelta politica racchiusa nel messaggio che avremmo lanciato alle famiglie dei bambini, mostrandogli che nonostante il momento difficile, qualcuno su cui potessero fare affidamento c’era, il servizio che gli avremmo dato nell’offrire un posto dove lasciare i figli una volta arrivato il momento di tornare a lavorare. Il volto di Cristo scoperto nel sorriso di un bambino che dopo un’estate di limitazioni è tornato a giocare con altri coetanei. Queste sono solo alcune sfumature di significato che questa azione ha assunto. Le difficoltà ci sono state, i ragazzini volevano divertirsi dopo tanto tempo passato davanti a dei “no” che forse nemmeno hanno ancora capito fino in fondo.
Molti genitori ci hanno fatto i complimenti e ringraziato, ma abbiamo forse cambiato il mondo? No. Abbiamo compiuto un gesto che nessun altro avrebbe potuto portare a termine? Non credo. Abbiamo solo lanciato un messaggio. Questo può essere letto in tanti modi diversi in base a chi ci ha guardati. Politica, fede, servizio sono solo tre dei punti che si possono vedere dietro al nostro gesto partito da poco che lascerà questo clan cambiato nel profondo.
Molti di noi sono stati toccati nel profondo da questa esperienza, come niente sono sbocciate amicizie tra persone che già si conoscevano da otto anni. Forse il bene chiama bene. Forse stare fianco a fianco in un’azione concreta così impregnata di significato crea una connessione.
Vivere questo scalda il cuore. È stata un’azione potente. È stata un’azione di cui pochi si ricorderanno. Ma questo è quello che conta, che stia a cuore a noi, che abbia cambiato noi. E forse un giorno, tra qualche anno, uno di questi bambini ripenserà a questi giorni e tra sé e sé scoprirà di aver trovato qualcosa che si porta ancora nel cuore. Credo che anche qui stia l’amore, nell’attesa.
Nell’aspettare che i semi germoglino e che i germogli diano frutto. Per questo si parla di esempio, non siamo stati eroici, ma invece che parlare, abbiamo agito. E probabilmente questo è l’unico modo per piantare un seme. Per dare l’esempio. Abbiamo solo accolto la proposta che la situazione ci ha offerto. Abbiamo deciso di trasformare un autofinanziamento in un gesto d’amore.
E prima della fine di questa esperienza ne siamo già stati contagiati. Auguro a chiunque legga queste righe di provare dentro di sé l’amore che sta offrendo, nello stesso momento in cui lo regala.
clan delle Orme – Imola 1
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