Come prima cosa desideriamo presentarci: non siamo alcun giornalista o reporter, ma semplici ragazzi scout tra i 17 e 21 anni del clan Explorer del gruppo Rimini 5. Questo che state per leggere non è il solito articolo convenzionale che troverete quotidianamente su qualche testata giornalistica, ma è qualcosa di più: è il racconto, l’esperienza, le emozioni, con il quale vogliamo rendervi partecipi di un percorso svolto da noi ragazzi nell’ultimo anno attraverso il Capitolo attorno a una tematica tanto delicata quanto importante che affligge ormai da molto tempo la nostra società: la violenza sui bambini.
Abbiamo scelto di affrontare questa tematica perché la riteniamo molto attuale ai giorni d’oggi, ma allo stesso tempo crediamo che non gli sia stata data dalla società l’attenzione che si merita: raramente infatti leggiamo o sentiamo parlare di abusi o altre forme di violenza nei confronti dei bambini.
Questo è frutto di una preoccupante mancanza di informazione, che purtroppo oggigiorno trova conferma in una mentalità dell’opinione pubblica influenzata da stereotipi e valori obsoleti.
Una volta deciso all’unanime come capitolo per quest’anno proprio la violenza sui bambini, abbiamo subito voluto coinvolgere anche altre persone attraverso un semplice, ma “scomodo”, questionario, per avere un’opinione diversa dalla nostra con la quale confrontarci e capire se e quanti abbiano effettivamente subito atti di violenza, non solo a sfondo sessuale, nella loro vita.
Quello che è risultato è che, per fortuna, in pochi hanno subito atti di violenza nella loro vita, anche se queste vanno ricondotte quasi sempre a
una natura psicologica e sessuale.
Le altre domande presenti nel questionario sono state poste per farci un’idea di ciò che le persone pensano sulle possibili motivazioni che spinge qualcuno ad agire in modo violento contro i bambini. Sono state varie le ipotesi di cause che ci sono giunte, ma fra le più gettonate risaltano soprattutto quelle relative a problemi mentali e psicologici, desiderio di superiorità, difficoltà di adattamento con i propri coetanei e violenze subite dallo stesso violentatore in passato, che quindi lo stesso vuole rifare nei confronti dei bambini.
Dopo questo primo approccio, abbiamo deciso di indagare più a fondo, incontrando qualcuno che potesse darci informazioni reali e non solo ipotesi. Ci siamo così messi in contatto prima, e incontrato poi, con un’assistente sociale e una psicologa esperta in materia, che ci hanno parlato del loro lavoro, raccontandoci anche storie da loro vissute, di vittime innocenti di queste mostruosità, con particolare riferimento ai
contesti in cui questi atti violenti prendevano forma, che risultano spesso determinanti a produrre questi esiti.
Questo è stato sicuramente momento più significativo e importate sia dal punto di vista di informazione per il Capitolo, ma soprattutto dal punto di vista umano: ci hanno interessato e colpito molto il modo con cui operano e ciò che fanno quotidianamente per tutelare i bambini, descrivendo il proprio lavoro reso difficile e complesso per le situazioni che incontrano, ma allo stesso tempo meraviglioso proprio per il fatto di aiutare, di dare una speranza a bambini che si sono visti crollare il mondo addosso.
Grazie alle loro testimonianze e alle informazioni raccolte abbiamo capito che, nella maggior parte dei casi, gli atti di violenza nei confronti dei bambini sono una conseguenza del fatto che lo stesso violentatore da piccolo subiva violenze; curiosamente questa risulta essere proprio una delle ipotesi venute fuori dal nostro questionario.
Si tratta di persone che sono state private della loro innocenza, purezza e libertà di scelta, in un modo tanto brusco da provare appagamento nel farlo a qualcun’altro, quasi come una sorta di vendetta.
La cosa preoccupante è che la vittima spesso non è cosciente di essere oggetto di questi orribili atti e se ne rende conto solo col passare del tempo, provocando ripercussioni forti nel suo stile di vita e nel suo carattere, nella sua intera persona.
Spesso chi subisce atti di violenza, specialmente i bambini, non trova il coraggio di parlarne, di denunciare il fatto. Ha paura, si vergogna, e addirittura c’è chi si sente in colpa. Molte volte non si ha nemmeno la possibilità di chiedere aiuto oppure non si viene perfino ascoltati.
È proprio per questo che noi ragazzi abbiamo deciso di creare qualcosa che potesse sensibilizzare le persone, creando un “luogo” per far conoscere a più persone possibile ciò che accade intorno a noi, di cui però non ne consociamo realmente l’entità, e allo stesso tempo poter esprimere la nostra opinione a riguardo.
Questo è stato possibile attraverso il lancio della campagna #mamanonmama, che stiamo cercando di espandere il più possibile grazie alla pagine Instagram @mama.nonmama_ e Facebook Mama Non M’Ama, che abbiamo creato un mese fa.
La scelta di utilizzare i social network è stata dettata dai numeri, tutti abbiamo almeno un social media che utilizziamo regolarmente. Ci è sembrato fin da subito il luogo più adatto per poter raggiungere il nostro obiettivo: sensibilizzare il maggior numero di persone.
Nelle rispettive pagine social pubblichiamo regolarmente post che affrontano ed esaminano diverse sfumature di quelle che possono essere considerate a 360° le violenze nei confronti dei minori, inserendo anche dati numerici e testimonianze di ogni genere.
Non vogliamo però soffermarci solo sui profili preoccupanti di questo tema, e così abbiamo deciso di mettere in luce anche aspetti positivi che ruotano attorno al tema, attraverso la pubblicazione settimanale dei post della rubrica “Solo Cose Belle”, nei quali raccontiamo di alcune realtà (organizzazioni, iniziative, ecc) del nostro territorio e non, che lavorano ogni giorno per tutelare i minori, aiutandoli ad affrontare e superare quello che hanno subito.
Inoltre abbiamo deciso di dare vita alla bacheca “Raccontaci”, dove, speriamo, che persone che hanno subito in passato atti di violenza, e che hanno sempre fatto fatica a parlare delle loro esperienze, possano raccontare, anche in forma anonima, cosa hanno passato. Tutto ciò con l’obiettivo, oltre a sensibilizzare il pubblico, di aiutare tutti insieme queste persone, che subiscono o hanno subito da bambini violenze, a uscire allo scoperto e farsi aiutare a superare le difficoltà e le paure che le circondano.
Abbiamo il dovere e soprattutto il desidero di lottare per far sì che tutto ciò
non continui ad accadere, per “lasciare il mondo un po’ migliore di quanto non l’abbiamo trovato”.
Aiutateci a condividere, ad arrivare nei cuori del maggior numero di persone. Ognuno di noi può fare la differenza.
Clan Explorer, Rimini 5
No Replies to "Mama Non M’Ama: dal clan Explorer RN 5 sensibilizzazione sulla violenza sui minori"
I commenti sono moderati.
La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
La moderazione non è immediata.