L’essenza di essere scout si vede sul campo, nelle piccole e nelle grandi cose. Quelle che sembrano, e in effetti sono, più grandi di te: come il coronavirus. Ho vissuto e fatto emergere il mio essere scout fino al midollo, sono convinto sia stato così per tutti quelli che hanno dato una mano, in questi due mesi. Due mesi in cui, a parte le lezioni online che seguo come studente e tengo come giovane insegnante ai primi incarichi annuali, dare una mano è venuto spontaneo. C’era anche tempo, cosa non scontata, prima.
Sono Francesco Brianzi e ho 23 anni, ma sto parlando anche a nome di tutti gli amici e fratelli scout che erano con me ad aiutare durante il picco di emergenza. Perché è proprio nella forza di agire in gruppo, e di sentirsi parte di un insieme, che si ha meno paura. E in questo tempo sospeso, uno dei fattori più importanti per riempire la mia vita è stato proprio il volontariato, che rientra in AGESCI e dunque in Protezione Civile.
Noi Scout abbiamo fatto, nel nostro piccolo, esperienze importanti: dal montaggio dell’ospedale da campo alla sanificazione delle ambulanze, alla spesa da consegnare a chi non poteva uscire o non aveva le forze per farlo, e mi riferisco soprattutto agli anziani. Ci siamo trovati a collaborare anche con i Cinofili, con l’ANA e con altre associazioni ed è stato bello, nella tragedia dovuta alla diffusione del coronavirus che ha colpito tanto duramente Piacenza, osservare l’unione di tanti gruppi diversi, dal 118 alle Pubbliche.
Io mi sono sentito sulla stessa barca, eravamo tutti insieme e il coraggio lo si prende se, girandoti, trovi uno sguardo che condivide ciò che stai facendo e provando.
All’inizio, quando hanno cominciato a chiamare per chiedere aiuto, c’era un timore diffuso. Già da giorni, in casa arrivavano notizie drammatiche, quindi, quando ho iniziato a uscire, in famiglia erano un po’ preoccupati e mi dicevano di stare attento. In generale, tutti noi volontari abbiamo percepito un po’ di tensione anche se, devo dire, non ci hanno mai mandati alla cieca.
Ci sono altri che intervengono, più esperti di me che, in fondo, ero tra i più “piccoli”. Quella con la Protezione Civile di Piacenza è stata una buona esperienza.
Inizierà dunque la Fase 2. Io credo che non bisognerà viverla alla leggera, anzi la responsabilità individuale è importante. Non so se ci sarà ancora bisogno di noi, ma penso che in città, in questi giorni, si ridefiniranno le priorità. Inoltre, per quanto riguarda i servizi della Caritas, con la povertà che c’è in giro, di sicuro si proseguirà. Per le persone che hanno forti necessità, la Fase 2 non è affatto diversa dalla Fase 1. Al contrario, certe persone e famiglie saranno ancora più bisognose. In ogni caso, se ci fosse ancora bisogno di noi, ci saremo.
Io, poi, in questo periodo sono stato relativamente fortunato. I miei studi di composizione sono tranquillamente proseguiti in rete. Per quanto riguarda l’associazione benefica “Edo Lusardi – Il ritmo del cuore”, insieme ai miei colleghi e alle relative associazioni, stiamo progettando nuove modalità di ricordo del nostro giovane amico medico e musicista, scomparso un anno fa, che coinvolgano anche la cittadinanza.
Per l’anniversario di Edo, io e Dejan Krcev del gruppo musicale Sax Symbols abbiamo fatto un video in cui abbiamo suonato in duo, a distanza, “Sunrise” di Norah Jones, un brano stupendo che già solo dal titolo evoca un “nuovo inizio”. Come docente alle prime armi, sono stato fortunato: le lezioni online, le ho potute avviare da subito grazie al fatto di lavorare in una scuola tecnologicamente all’avanguardia, quindi già predisposta alla didattica online. Credo che, da questo punto di vista, ci siamo trovati a sperimentare la tecnologia in senso produttivo e questo non è male, dato che in Italia eravamo indietro e, nella necessità, ci si è dovuti dare una mossa.
In futuro, voglio uscire sì con gli amici, ma anche tornare a suonare, a studiare, a insegnare, a immergermi nella musica, a fare associazionismo, rappresentanza e scoutismo, ossia, a vivere pienamente le stupende relazioni che, fortunatamente, costellano la mia vita.
Francesco Brianzi – Piacenza 1
Articolo a cura di Eleonora Bagarotti, giornalista del quotidiano “Libertà”.

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