Benedetta Barbieri, capo del gruppo Gossolengo 1 – Zona di Piacenza svolge servizio di supporto agli operatori che disinfettano le ambulanze nella “zona rossa”. Le abbiamo fatto qualche domanda per farci raccontare la sua particolare esperienza di servizio in questa emergenza coronavirus.
Cosa significa per te fare questo servizio?
Svolgere un servizio in un momento critico del genere dà senza dubbio una grande responsabilità. Servizio è sempre mettersi a disposizione dell’altro e della comunità. Date le circostanze, c’è stata anche da parte mia una certa coscienza e un ragionamento, nel mettersi in gioco o no, poiché l’invito era quello di rimanere a casa, dato che il virus si muove con le persone. Il servizio che ho fatto alla disinfezione delle ambulanze e alla distribuzione dei dispositivi individuali di sicurezza comportava un certo grado di rischio. Consapevole di ciò ho sempre mantenuto una certa attenzione riguardo alla mia persona e agli altri, sia nello svolgere il servizio che nel rientro a casa. Il rischio di contagio nella zona operativa dove ho fatto servizio c’era e noi operatori siamo sempre stati protetti, ma nonostante ciò è stato giusto per me dare la mia disponibilità, osservando la scelta che come scout ho fatto al momento della Partenza.
Hai avuto delle difficoltà nel tuo nuovo servizio?
Non ho avuto grosse difficoltà. Certe volte ho avuto un po’ di paura di contrarre la malattia, nonostante noi operatori fossimo adeguatamente protetti mentre svolgevamo il nostro servizio. Ma mi sono sentita utile ed è stato anche uno sfogo alla monotonia della vita in casa. Certe volte ho avuto paura, ma ho saputo trasformarla in attenzione verso ciò che facevo. Non era la prima volta che come scout collaboravo con Protezione Civile e Alpini per un’emergenza. La sensazione che ho sempre provato durante questi servizi è stata quella di sentirmi parte di una comunità che va oltre la piccola famiglia scout e che riusciva a dare un senso più ampio al mio vivere la Promessa. Ciò che mi rende più felice e orgogliosa di me in queste situazioni è poter mettere a disposizione della comunità cittadina, provinciale, nazionale, le competenze che ho acquisito grazie allo scautismo.
Come si svolge il tuo servizio?
Mi sono occupata della distribuzione dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) agli operatori (118, Croce Rossa, Pubblica Assistenza, medici di famiglia) che con le ambulanze si occupavano del trasferimento, soccorso e cura dei pazienti malati di COVID-19 e non. Ogni operatore dopo aver trasportato un caso COVID doveva disinfettare il mezzo di trasporto, la sua persona e ricevere nuovi DPI puliti, dopo aver buttato quelli usati per il soccorso del paziente. Il mio compito specifico era di fornire tale equipaggiamento (composto da mascherina FFP2 o FFP3, tuta protettiva, calzari, occhiali protettivi, cuffia, guanti, coprisedile). Inoltre, dovevo registrare per ogni mezzo ed equipaggio l’avvenuta disinfezione, attuata dai miei colleghi tramite un macchinario apposito, la quantità e le misure dei DPI forniti agli equipaggi. Questo servizio veniva svolto da squadre di volontari appratenti a diverse associazioni (Alpini, AGESCI, Protezione Civile) coordinati dal 118, eravamo divisi in squadre di 3/4 persone che operavano su turni di 6 ore attivi 24 ore su 24.
Cosa ti ha lasciato questo servizio?
La bellezza della collaborazione con altre associazioni di volontariato, la consapevolezza di essere utile alla società nel mio piccolo. Come scout abbiamo grandi risorse e credo bisognerebbe trovare il modo per metterle al servizio della comunità più spesso, non solo nelle emergenze. Inoltre, credo che, come scout disponiamo di un’organizzazione tale da essere molto efficienti in situazioni emergenziali, per cui utili per la comunità.
Intervista curata dalla redazione del Galletto
No Replies to "Sanificazione ambulanze, lo spirito di servizio vince la paura"
I commenti sono moderati.
La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
La moderazione non è immediata.