Una giornata come quella di domenica scorsa, in cui la cattedrale di Imola abbraccia idealmente uno dei suoi figli divenuto Vescovo di Carpi, è a mio modo di vedere uno splendido esempio di comunione ecclesiale per tutta la Chiesa imolese.
Una Chiesa che dimostra ancora una volta di come sia capace di mettere a frutto i doni ricevuti dal Signore, sia nella pratica che nella teoria. Sia, cioè quando c’è da sedersi a tracciare le linee guida “per rinnovare e innestare ulteriore vitalità al compito di evangelizzazione” tramite il Sinodo diocesano, sia quando c’è da rimboccarsi le maniche, come fanno i bravi romagnoli e sporcarsi per la riuscita di tali eventi.
Chi è arrivato domenica alle porte della Cattedrale ha trovato infatti dei volontari armati di pazienza, dovizia e gentilezza addetti al controllo degli accesi. Gli altri volontari invece erano dentro per accompagnare o indicare i posti esatti ai fedeli, da dove seguire la celebrazione con il prezioso libretto tra le mani, guardando direttamente l’altare oppure i due maxi-schermi.
Altri ancora già dalle 14 indicavano dove posteggiare l’auto e proseguire a piedi per la cattedrale.
Altri infine, più giovani e vestiti da scout, erano di rinforzo all’interno della Cattedrale, per svolgere quell’invisibile servizio a disposizione dell’organizzazione, fatto di piccoli e grandi gesti concreti atti a sbrigare le magagne dell’ultimo momento.
In tal modo, è successo che per le numerose autorità civili e militari, per i fedeli di Imola e di Lugo, per gli amici della Val di Fassa e per la Diocesi di Carpi, passando per quelli di Sant’Agata, per i parenti, i seminaristi, i parroci, i vescovi e i cardinali hanno potuto partecipare alla celebrazione grazie all’esercito visibile ma discreto dei tanti volontari che per un mese hanno lavorato sodo.
E infine, tutto questo è successo per lui, per don Francesco Cavina, un sacerdote affabile, dai modi gentili e raffinati, che venerdì pomeriggio quando ha trovato gli scout che portavano dentro San Cassiano gli scatoloni pieni di libretti e le copie del Nuovo Diario Messaggero, ha detto loro: “Grazie a tutti, ma se proprio volete farmi un altro piacere, dite un’Ave o Maria quando finite la vostra riunione. Sarà il modo migliore per aiutarmi a vivere questo momento”.
Di certo gli scout hanno pregato per lui e anche tutto il resto della Chiesa imolese, che sa, da domenica scorsa, di avere un figlio chiamato ad una missione importante, che come ricorda monsignor Dalpane in un suo articolo su questo sito: “non c’è Eucaristia senza sacerdoti, ma non ci sono sacerdoti senza Vescovi”. [Articolo di Luca Salvadori]
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